Prima le polemiche per gli stipendi d'oro e l'eterna questione rifiuti. Poi un'ultima settimana invero da dimenticare per Virginia Raggi, con le dimissioni a raffica che hanno riguardato il capo di gabinetto, un assessore della sua giunta e tre dirigenti delle due società partecipate più importanti. Infine la ciliegina sulla torta, l'indagine aperta dalla Procura a carico del già discusso assessore Paola Muraro. I primi settanta giorni da sindaco per la donna che ha conquistato Roma sotto le insegne del Movimento Cinque Stelle sono stati decisamente in salita.

Le pressioni maggiori però non sono arrivate dagli avversari politici ma dal suo stesso partito, da sempre in balia di diverse correnti e di mille contraddizioni interne.

'Piena autonomia al sindaco'

A Roma si gioca una partita troppo importante per il futuro del partito, sono le prove generali per l'ingresso a Palazzo Chigi. Il fallimento dell'amministrazione Raggi sarebbe la prova lampante che il M5S non è pronto a reggere il governo del Paese. Il 'guru' lo sa bene, Beppe Grillo stavolta ha deciso di usare la prudenza ed ovviamente lo hanno seguito a ruota i 'big' Luigi Di Maio ed Alessandro Di Battista. In realtà la soluzione decisa dai capi di partito è la più logica possibile, politicamente parlando: Virginia Raggi deve avere piena autonomia nelle sue scelte, in parole povere deve fare il sindaco.

Ovvio che le conseguenze di queste scelte, se errate, ricadranno su di lei. Dunque, niente più interferenze ma è altrettanto logico attendersi decisioni da parte del primo cittadino che siano "di buon senso" e, pertanto, pienamente coerenti con la condotta che il direttivo del M5S impone ai suoi iscritti.

Le contromosse di Virgina Raggi

La frattura che ha fatto più rumore ha sicuramente riguardato l'assessore al bilancio Marcello Minenna. "C'època trasparenza e si fanno scelte poco chiare, ecco perchè mi dimetto", ha tuonato l'ex componente dell'esecutivo. La risposta di Virginia Raggi non è stata diretta ma il riferimento è chiaro nel momento in cui ha annunciato "il momento di dire basta ai superassessorati".

Qualunque scelta in Campidoglio, nel disegno prospettato dal sindaco di Roma, sarà ora portata avanti in piena condivisione con gli altri componenti della giunta e con i consiglieri comunali. Relativamente alla deleghe che erano state assegnate a Minenna, il primo cittadino probabilmente terrà per se quella alle partecipate mentre il nuovo assessore al bilancio sarà designato al termine dei colloqui con il resto della maggioranza. Per quanto riguarda gli altri posti vacanti, Manuel Fantasia dovrebbe essere il nuovo amministratore di Atac, l'azienda ai trasporti autoferrotranviari. Le restanti nomine saranno decise con calma e senza clamori mediatici (Virginia Proverbio potrebbe essere il nuovo capo di gabinetto, ndr), sono le intenzioni di Virginia Raggi che intanto cala l'asso Raffaele Marra.

L'ex collaboratore di Gianni Alemanno e Renata Polverini, fedelissimo dell'attuale sindaco, sarà rimosso dal ruolo di vice capo di gabinetto così come richiesto dal vertici del partito, ma potrebbe essere spostato alla segreteria politica assieme ad un altro uomo di fiducia del sindaco, Salvatore Romeo.

Paola Muraro indagata

Tutto questo è un chiaro segnale di come la Raggi abbia deciso di correre da sola, senza vincoli ed imposizioni da parte della dirigenza pentastellata. Ma proprio nel momento in cui traspare la sua legittima intenzione di fare ciò per cui è stata votata, ecco che arriva puntuale l'ultima sassata ed è quella che fa più male. L'assessore all'ambiente Paola Muraro, attesa in audizione dalla Commissione parlamentare ecomafie, è stata iscritta nel registro degli indagati della Procura di Roma per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Non c'è pace in Campidoglio, sembra il titolo di un film e nel caso specifico possiamo ben dire che è molto 'neorealista'.