Eccellente l'estate di hillary clinton, dopo la convention che l'ha portata sugli scudi (anche se tra molti mugugni) e gli inciampi maldestri di Trump. Un distacco netto che sembrava aver chiuso anzitempo i giochi elettorali.

Ma è stata un'illusione dissoltasi nello spazio di un paio di settimane, con il contendente che riconquista la scena a colpi di strategia comunicativa sulla quale, oggettivamente, Trump ha più appeal della Clinton.

Trump l'outsider imprevedibile

Usciamo dall'incertezza: l'ex first lady ha più chance del "repubblicano atipico", la gran parte delle proiezioni degli analisti le assegnano l'ampia possibilità di risultare la più gradita all'elettorato americano.

Non ci piove. Eppure le incertezze e la differenze tra isondaggi non fanno altro che riflettere i dubbi dell'elettorato su candidati dal profilo piuttosto scadente: si tratta di scegliere il meno peggio dei due. Ma come si fa a capirlo? Anche se appare scontata la preferenza per la Clinton, non lo è davvero poichè questa forza è solo il riflesso degli errori e dellebizzarrie di Trump. Per cui, capita cheun buon discorso ed una riflessione più accurata del solito facciano schizzare in alto le preferenze verso il repubblicano perchèsolo così egli riesce aconnettersi con l'orizzonte d'attesa di un'ampia fascia di elettori in dubbio e poco propensi ad inghiottire l'amara pillola dell'ex segretario di stato.

Insomma, gli esiti della campagna dipendono soprattutto da Trump al qualesi chiede di manifestare autorevolezza e concretezza d'analisi.

Clinton comprimaria

Non ce la fa proprio Hillary ad essere la protagonista che sale sulla ribalta. Non è nemmeno la co-protagonista perchè la sua "scena" è in realtà quella sulla quale è Trump il mattatore.

Mentre da quest'ultimo ci si attende che possa imprevedibilmenteassumere, a questo punto, il ruolo di uno statista, dalla Clinton ci si aspetta qualche grossa gaffe, la conferma della sua cattiva fama di personapoco credibile e tendenzialmente propensaa mentire. Del resto, se si osserva bene, è bastata un'incertezza del suo staff riguardoil malore occorsole lo scorso 11 settembre per scatenare un putiferio.

Due opzioni molto diverse

Seguendo la scia di questo ragionamento, i due candidati si troverebbero ad un bivio: per Trump la comunicazione dovrebbe evolvere in direzionedelle attese di un elettorato favorevole ad accoglierlo; per Clinton potrebbe essere proficuo tenere un profilo più basso, lisciando il pelo ad un elettorato trasversalmente conservatore. Per il primo vale quindi una campagna molto dinamica all'insegna di un cambiamento autorevolmente sostenibile, mentre per la seconda vale oro marcare una rassicurante rigidità di contenuti e di idee. In ogni caso, il primo vero banco di prova sarà il duello televisivo previsto il prossimo 26 settembre. Uno spettacolo che forse batterà tutti i record di ascolto. E farà impazzire ancora i sondaggisti.