Dopo mesi di diplomatico tira e molla passati a mangiare la polvere del segretario-premier Matteo Renzi , Pier Luigi Bersani decide finalmente di rompere gli indugi confermando con una intervista al Corriere della Sera la decisione di votare No al referendum costituzionale. La ratifica del grande passo bersaniano dovrebbe arrivare lunedì in occasione della riunione della segreteria del Pd. Vertice del partito che si preannuncia infuocato visto che l’ex segretario ha fatto sapere di non credere che Renzi sia disposto a modificare l’Italicum, la tanto discussa legge elettorale.

E poi, la sottile minaccia di provocare una scissione nel Pd perché “noi abbiamo cercato di salvare il salvabile, ma a volte trattenersi è molto difficile”.

L’amaro sfogo di Bersani

Sceglie le pagine del Corriere della Sera, Pier Luigi Bersani, per confermare quello che tutti si aspettavano di sentire dalla sua voce, visti anche i drammatici tentennamenti che tormentano l’ex segretario Pd da quando Renzi si è preso il partito puntando sull’accoppiata Italicum-riforma costituzionale. Quel ‘combinato disposto’ tra referendum e legge elettorale che proprio non è andato giù al politico di Bettola e che quasi non lo fa dormire la notte perché metterebbe a rischio, a suo dire, la tenuta democratica del paese.

E così, proprio alla vigilia dell’ennesima riunione della segreteria Dem dove il premier toscano pensava di farla da mattatore come sempre, Bersani si riprende la scena con uno sfogo senza precedenti. Considera solo “chiacchiere” la tardiva proposta renziana di modificare l’Italicum, visto che lo riteneva “ottimo e perfetto” tanto da approvarlo con il voto di fiducia.

Il motto bersaniano coniato sulla questione legge elettorale è che “gli asini non volano”.

La minaccia di scissione del Pd

Bersani si dice convinto che nel Pd non si possa parlare e, sollecitato circa il trattamento riservato a Massimo D’Alema dal Giglio Magico, si dimostra amareggiato perché si sente anche lui “trattato come un rottame”.

Duro anche il giudizio su Luca Lotti (“va fuori dal seminato”), reo di aver azzannato ‘baffino’ accusandolo di volersi vendicare per non aver ottenuto una “poltroncina” da Renzi. Ma le parole più pesanti Bersani le riserva all’ipotesi scissione Pd. “Noi abbiamo cercato di salvare il salvabile, ma a volte trattenersi è molto difficile -dice- non puoi sempre farti vedere con Marchionne e Polegato”. Quasi esilarante, poi, il paragone tra Jim Messina (guru americano al soldo renziano) e ‘Jim Bettola’ (cioè lui) sulla spersonalizzazione della campagna referendaria. Bersani dice di temere che, in caso di vittoria del Si al referendum, Renzi non cambierà mai l’Italicum e dà minacciosamente appuntamento per la resa dei conti finale al Congresso nazionale Pd del prossimo anno.