In occasione della presentazione del libro di Enrico Rossi a Roma, Blasting News ha intervistato in esclusiva Pietro Folena, uno dei volti storici della sinistra italiana, ex parlamentare per ben cinque Legislature ed oggi attivo come operatore culturale. Vediamo che cosa ci ha detto sulla fase politica attuale.

"Voto No al referendumperché servono più democrazia e partecipazione, non più decisionismo"

Quale opinione ha sulla riforma costituzionale e sul tanto atteso referendum del 4 dicembre?

"Io non condivido il clima da "guerra civile" a parole che vi è, soprattutto per responsabilità di chi ha promosso il referendum, ovvero il Presidente del Consiglio, che all'inizio ha impostato il tutto come un plebiscito.

E' un referendum su una Riforma e bisogna stare sul merito di essa, senza farsi ricattare da scenari presunti o probabili sul dopo. Io voto No e sento il bisogno di esprimermi. Intanto per una ragione di metodo perché penso che la Costituzione sia una cosa talmente delicata che va modificata solo con un largo consenso e non a colpi di maggioranza: quando il centrosinistra lo fece con questa modalità sul Titolo V nel 2001 ha sbagliato, così come sbagliò Berlusconi negli anni successivi, ma anche oggi si è fatto lo stesso errore. Che non è solo un errore di Renzi ma di tutti quelli che hanno promosso e voluto la Riforma in questi anni: bisogna ritrovare le modalità di un metodo condiviso. Nel merito questa Riforma peggiora la situazione perché non risponde al vero problema italiano, che è quello di aumentare la capacità del Parlamento di rappresentare tutta la società e non di dare più potere a chi vince.

Sono 30 anni, da Craxi in poi che si cerca di dare più potere a chi vince, ma se chi vince decide in un nano-secondo, secondo la teoria della velocità a tutti i costi, è molto più probabile che questo sbagli."

Ci sono esempi concreti da questo punto di vista?

"Per esempio sulla scuola, se si fosse ascoltata di più tutta la società e il Parlamento in modo più aperto, probabilmente si sarebbero fatti meno errori evidenti.

Anche la riforma della scuola è stata fatta nella logica di dare più potere a chi guida gli istituti. Anche nelle commissioni all'Università si pensa che il Governo decide direttamente sul futuro delle carriere. Io non condivido questa concentrazione di potere nelle mani del Governo.

Il cuore è che oggi ci vuole una Riforma costituzionale che dia più democrazia e partecipazione, non più decisionismo"

"Spero in un nuovo centrosinistra e che il PD sia meno istituzionale e più presente nella società"

Quali sono le sue previsioni sui possibili scenari politici dopo il referendum?

"L'unico fatto veramente positivo di questa Riforma, per altri versi improvvida, è che si è aperta una fase costituente di tutte le forze politiche. Dopo il 4 dicembre tutto cambia, qualsiasi sia lo scenario nulla sarà più come prima. Non mi azzardo a fare previsioni più generali, ma io sono interessato e speranzoso sul fatto che in primo luogo nasca un nuovo Ulivo, un nuovo centrosinistra, uno spazio largo e partecipativo: vedo con favore le iniziative che vanno in questa direzione, come quelle di Merola e Pisapia, ma anche di altri, come il dialogo fra Enrico Rossi e Smeriglio. In secondo luogo spero che il Pd, o quello che sarà, diventi un partito più sociale e meno istituzionale, un po' più lontano dalle sole istituzioni e un po' più vicino alla società nelle sue varie articolazioni; c'è qualcosa del passato più lontano che dobbiamo recuperare e invece qualcosa del passato più recente che dobbiamo superare."