Il tar del Lazio, a quanto apprende l'ANSA, ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso sul quesito referendario presentato da M5s e Sinistra italiana. Dopo tre giorni di camera di consiglio la sezione 2 bis ha respinto il ricorso discusso lunedì scorso.Il ricorso era formulato contro il quesito referendario su cui gli italiani saranno chiamati a scegliere il prossimo 4 dicembre se cambiare la Costituzione Italiana oppure rigettare la riforma targata Boschi-Renzi.

Il ricorso sul quesito referendario

Una decisione che farà molto discutere, e che lo avrebbe fatto indipendentemente dall'esito finale.

Le motivazionisaranno pubblicate nei prossimi giorni. La legge prevede da una parte che il testo del quesito sia quello del titolo della legge approvata dal parlamento, come peraltro già accaduto in passato, ma dall'altro che indichi i numeri degli articoli cambiati, cosa che era stata espressa solo in parte. Ed è proprio su quest'ultimo punto che si era basato il ricorso di Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle, presentato rispettivamente dai due senatori Loredana De Petris e Vito Crimi, che lamentavano come mancasse l'indicazione di molti dei 47 articoli cambiati.

In particolare non erano stati scritti nel testo del referendum tutti quelli inerenti ai meccanismi di funzionamento delle istituzioni, dell'elezione delle varie cariche dello stato, ritenuti ben più importanti di quelli inerenti l'abolizione del Cnel, delle province, la riduzione del numero di parlamentari e il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni.

Il ricorso al Tar

Il ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio si basava sul fatto che in base all'articolo 16 della legge 352/1970 "il quesito referendario deve recare la specifica indicazione degli articoli revisionati e di ciò che essi concernono". Inoltre era stato contestato il fatto che nel quesito approvato dalla Cassazione si faccia riferimento ad alcune presunte finalità della modifica costituzionale, come il contenimento dei costi, che non trovano riferimento invece negli articoli revisionati.

Un fatto che aveva fatto infuriare i Comitati per il No che avevano subito parlato di uno spot nascosto in favore delle ragioni del Si.

Sono stati una decina gli avvocati che lunedì davanti ai giudici hanno discusso tesi e controtesi. Tre ore di udienza dove sono stati ascoltati i ricorrenti di M5S e Si, affiancati dal Codacons, a cui ha fatto seguito un atto d'intervento da parte di un cittadino con il quale c'è stata la formale opposizione al ricorso.

Contro il ricorso si sono pronunciati anche l'Avvocatura dello Stato in rappresentanza di Quirinale, Palazzo Chigi, Ministero dell'Interno e Ministero della Giustizia. Ma quello di SI e M5S non è l'unico ricorso ad essere stato presentato.

Gli altri ricorsi ancora in piedi

Rimangono ancora in piedi anche quelli al Tribunale di Milano e al Tar del Lazio di uno dei più importanti esperti italiani, ex presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida, insieme alla professoressa Barbara Randazzo. Nei quesiti si chiede l'annullamento del decreto del Presidente della Repubblica con cui è stato indetto il Referendum Costituzionale e il rinvio della questione alla Corte Costituzionale. Alla base dell'azione legale il fatto che in un unico quesito vengono sottoposti all'elettore una plurarità di quesiti di oggetti eterogenei, avanzando quindi l'ipotesi di uno spacchettamento in più quesiti del referendum.