Secondo un sondaggio diffuso nei giorni scorsi da parte di Demos & Pi, l'Istituto di ricerca politica e sociale fondato da Ilvo Diamanti, la metà degli intervistati ritiene probabile una scissione all'interno del Pd dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Vediamo meglio i dati.

Secondo il 48% degli intervistati è probabile una scissione del PD dopo il referendum

L'istituto Demos & Pi ha intervistato nell'ultima settimana di ottobre un campione composto sulla base di 1213 persone italiane, ponendo una semplice domanda: "Quanto ritiene probabile che dopo il referendum il PD si divida?"

Il 48% degli intervistati ha risposto "Molto o abbastanza", il 43% ha detto "Poco o per nulla", mentre il 9% ha detto "non so" o ha preferito non rispondere.

Insomma, praticamente 1 italiano su 2 ritiene che ci siano buone possibilità che il Referendum del 4 dicembre possa portare alla scissione del principale partito italiano.

Ancora più interessanti si fanno i dati relativi all'elettorato di riferimento del partito. Infatti selezionando, fra gli intervistati, coloro che si sono dichiarati espressamente "Elettori del PD" la percentuale di quelli che ha detto di ritenere "Molto o abbastanza" probabile la divisione del partito scende al 44%. Entrando ancora maggiormente nel dettaglio delle culture politiche di provenienza è stato evidenziato che gli elettori in passato vicini al Pdsprima o ai DS poi hanno dichiarato di ritenere probabile la scissione del PD nel 48% dei casi, ovvero con una percentuale identica rispetto alla percezione della media degli italiani in generale.

Ma il dato probabilmente più eclatante è dato dal fatto che ponendo la stessa domanda agli elettori in passato vicini al PPI e alla Margherita, la percentuale di coloro che ritengono probabile la scissione sale al 51%, ovvero alla maggioranza assoluta degli intervistati. Un dato quest'ultimo che deve far riflettere dal momento che proprio dalla Margherita proveniva anche l'attuale Premier e segretario Matteo Renzi, i cui seguaci della prima ora paiono quindi ritenere, nella maggioranza dei casi, probabile una imminente divisione del partito dai lui diretto.