Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, e il senatore Luciano Uras, esponenti di spicco di di Sinistra Ecologia e Libertà nell'isola, hanno ufficialmente annunciato di non volere aderire al progetto politico della nascita del gruppo di Sinistra Italiana, lanciato in seguito alla decisione di sciogliere SEL. In una nota congiunta, i due esponenti politici hanno puntualizzato come la mancata adesione a questo progetto sia determinata da profondi distinguo di merito e metodo politico.

Zedda e Uras hanno comunicato che continueranno a muoversi sulla scia di quanto fatto come SEL Sardegna nell'isola e, come stanno facendo altri ex esponenti di Sinistra Ecologia e Libertà da Milano a Genova, continueranno a lavorare per un centro-sinistra che unisca ed aggreghi, che sia al servizio del cittadino nel nome dell'area democratica e progressista della sinistra italiana.

Il sindaco Massimo Zedda, dopo aver ricevuto il premier Matteo Renzi con il governatore della Regione Sardegna Francesco Pigliaru (PD) ha finalmente sciolto, ma non troppo, le riserve su come voterà il 4 dicembre, giorno in cui si terrà il referendum costituzionale: "votassi No, mi dovrei dimettere", ha dichiarato.

L'ambiguità di fondo del sindaco di Cagliari di sinistra - ma non troppo - è stata rilevata per prima dall'ex consigliere comunale Enrico Lobina (che per questioni di coerenza, a suo tempo, uscì da Rifondazione Comunista per non sostenere trasversalmente il PD), che ha interpretato così la sibillina dichiarazione di voto del primo cittadino cagliaritano: "Ecco come il sindaco di Cagliari, di sinistra, votato anche dai 'comunisti', voterà al referendum costituzionale del 4 dicembre, questo è trasformismo, una ragione in più per votare NO".

Per Enrico Lobina: "votare Sì vuol dire soltanto schierarsi a destra, e il PD in questo momento della storia politica italiana è una forza politica di destra. Fondamentale è sbugiardare tutti coloro che si proclamano di sinistra, che a Cagliari sostengono Massimo Zedda e Francesco Pigliaru ed in Italia sostengono Matteo Renzi e le ragioni del Sì".