A seguito del provvedimento emanato ieri dall'Europarlamento sul congelamento dei negoziati tra Europa e Turchia, il presidente Tayyp Erdogan , accusando di iniquità gli stati europei per la questione dei migranti riprende la minaccia di aprire le frontiere, per far entrare i rifugiati dentro i confini europei.

Radicalizzazione "autoritaria"

L'arresto dell'editore del Cumhuriyet (quotidiano dell'opposizione), Akin Atalay, qualche giorno fa e dei suoi editorialisti principali, lancia l'ennesimo segnale ad un pugno di ferro mai cessato, dove libertà e indipendenza sono valori estranei al regime di Ankara.

Il Presidente si è attribuito, post 15 luglio, un ordine esecutivo al fine di intervenire e di nominare persino i capi degli atenei universitari, con eliminazione di ogni oppositore del regime. Sul sito Turkey Purge si apprendono giornalmente i fermi di tutti gli esponenti curdi di rilevanza anche nel mondo culturale, intellettuale, politico, editoriale. Non è una novità che vi sia dunque una lenta riappacificazione con la Putin, siglata da poco più di un mese, per il progetto del nuovo gasdotto che dovrebbe portare il gas naturale dalla Russia all'Europa Occidentale, passando proprio dalla Turchia, un accordo significativo che ha posto le basi anche per un'intesa sulla questione Siria e sui confini militari.

L'adesione alla Comunità Europea

La Turchia è un paese associato all'Unione Europea da anni, per un fattore principalmente geopolitico. Iniziarono dal 1987 le richieste per l'adesione all'UE, prima che gli si accordasse lo status di candidato, a seguito dell'Ammissibilità e alla Domanda di Adesione, così come previsto all'art 49 del Trattato Unione Europea, la Turchia dovette penare molto.

Solo nel 2005 iniziarono le trattative e la verifica dei due requisiti fondamentali, rispetto dei diritti umani e dei principi della democrazia. Il presidenzialismo di Erdogan ha, dopo luglio 2016, frenato questo processo europeo e introdotto una radicalizzazione autoritaria. Il quadro negoziale europeo prevede infatti che i colloqui per le adesioni siano sospesi nel momento in cui lo Stato non rispetti i principi su cui si basa lo stato di diritto dell'EU.

Certo è che lo stesso premier turco sta utilizzando il fattore commerciale e geopolitico per tenere sul filo l'Europa della Merkel che per prima ha dichiarato la cessazione delle trattative con Ankara a seguito del colpo di stato. C'è anche la situazione Ucraina che non è da sottovalutare, la Mogherini invita a non arrendersi nel dibattito, ma Erdogan per l'Europa resta sempre un problema che avanza e di non poco conto.