Da oggi l'italia vivrà una svolta davvero importante riguardante i temi della famiglia e dei figli appena nati. Per molto tempo si è dibattuto se fosse giusto o meno attribuire il cognome del padre al neonato. Era stata addirittural'Unione Europea a condannare l'Italia di mancata parità dei sessi in questo ambito. Da oggi il problema non sussisterà più. La Corte Costituzionale ha infatti dichiarato illegittima la norma che prevedeva l'attribuzione automatica del cognome paterno al bambino.

Corte Costituzionale: sì al cognome della madre

Il cognome della mamma potrà essere attribuito ai nascituri.

La scelta sarà fatta seguendo la volontà dei due genitori e non più seguendo la norma che imponeva l'attribuzione del cognome paterno. La Corte Costituzionale si è espressa chiaramente con una nota della Consulta: 'La Corte costituzionale ha accolto oggi la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio. La Corte ha dichiarato l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori'.

Cognome del neonato: come funzionava la norma

La norma che regolava l'attribuzione del cognome ai neonati al momento dell'iscrizione nei registri comunali prevedeva cinque casi:

  • se il nascituro è figlio di una donna sposata prenderà il cognome del marito;
  • se il neonato è figlio di una donna non sposata e il padre lo riconosce in un secondo momento, è il Tribunale dei Minori a decidere;
  • se il bambino è figlio di una coppia composta da un genitore italiano e un genitore di nazionalità straniera, la scelta del cognome varia a seconda se sia nato in Italia o all'estero;
  • se il neonato è figlio di una coppia non sposata, può prendere il solo cognome materno;
  • è possibile inserire il cognome materno accanto a quello paterno, o sostituirlo, facendo richiesta al prefetto della propria città.

Dopo due anni di lavoro arriva la svolta.

La Camera dei Deputati aveva infatti iniziato la discussione su questa tematica nel luglio 2014 per volontà del governo Letta. Con la decisione della Corte Costituzionale l'Italia si adegua ai dettami dell'europa.