Le inchieste sulle firme false alle comunali del 2012 a Palermo e sulle irregolarità nella raccolta delle firme a Bologna per le regionali del 2014 rischiano di compromettere seriamente la campagna referendaria del movimento 5 stelle. Lo sa bene Luigi Di Maio che, durante il video-forum di Repubblica, ribadisce le differenze del M5S rispetto alle altre forze politiche. “Noi non aspettiamo il terzo grado di giudizio – spiega il vicepresidente della Camera – basta un’inchiesta che metta in dubbio la nostra onorabilità per farci agire, ancor prima che arrivino le sentenze”.

Le reazioni alle inchieste

Di Maio chiarisce che il Movimento chiederà alle dieci persone (tra cui due parlamentari) coinvolte a Palermo di autosospendersi, non appena saranno resi pubblici gli iscritti nel registro degli indagati. Anche a Bologna il consigliere comunale coinvolto, Marco Piazza, ha già fatto sapere di essere disponibile a lasciare. Se a volte sembra che il M5S si comporti in maniera differente caso per caso, secondo Di Maio è solo perché ci si trova di fronte a situazioni molto diverse tra loro. Il meccanismo comunque funziona, non fa sconti e sarà ulteriormente rafforzato dal collegio dei probiviri che Beppe Grillo ha appena proposto. Infatti, d’ora in poi saranno i parlamentari Paola Carinelli, Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro a decidere le sanzioni disciplinari nel Movimento.

Il M5S resta comunque una struttura fluida e partecipativa, in cui anche il precedente direttorio a cinque è stato superato grazie un maggiore coinvolgimento di altri rappresentanti nell’attività di coordinamento.

La differenza col Pd

Di Maio ha evidenziato le differenze con la vicenda di Vincenzo De Luca, nella bufera perché avrebbe incitato i sindaci a promuovere il Sì al referendum costituzionale con qualsiasi mezzo, anche facendo leva sul voto di scambio.

L’esponente del M5S non può fare a meno di notare la blanda reazione nel Pd, che non ha ancora sanzionato De Luca per comportamento immorale. E che addirittura sembra voler premiare il governatore della Campania, con l’emendamento alla legge di Bilancio appena approvato, che lo autorizza a diventare commissario straordinario della Sanità nella sua regione.

Il No al referendum

Per Di Maio la vittoria del No dovrebbe portare alle dimissioni di Matteo Renzi. In questo caso non ci sarà nessuna apocalisse, perché la costituzione prevede il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica. L’esponente del M5S spera in nuove elezioni in cui il suo movimento non farà alleanze e si candiderà a governare il paese da solo. Se Sergio Mattarella dovesse chiedere una nuova legge elettorale sarà possibile farla in poco tempo, con un governo Renzi dimissionario in carica solo per gli affari correnti. Il M5S propende a tal riguardo per il proporzionale con correttivi maggioritari, attraverso collegi piccoli e soglie di sbarramento. La ricetta del movimento sulle riforme si basa su tre punti – limite di due mandati per gli eletti, abolizione dell’immunità parlamentare, tranne che per i reati di opinione, e restrizioni al vincolo di mandato, con la possibilità per i cittadini di esprimersi sui propri rappresentanti in caso di cambio di casacca – che porteranno a rigenerare la classe politica rendendola meno "arrogante ed impunita".