Nel 2017 le spese militari costeranno agli italiani 64 milioni di euro al giorno. E' quanto risulta dall'esame dell'Osservatorio sulle spese militari Mil€x sul testo della legge di stabilità 2017. Secondo il Ministro della Difesa Roberta Pinotti queste spese negli ultimi 10 anni sono state ridotte del 27% e non è più possibile fare ulteriori tagli, ma piuttosto bisognerebbe investire. Non la pensa così Mil€x, che dopo un esame dei bilanci di Stato degli ultimi anni ha riscontrato, al contrario, un aumento delle spese militari del 7% nell'ultimo decennio, passate da 19 a oltre 20 miliardi.

Rispetto al 2016 ci sarebbe per il 2017 un aumento di spesa dello 0,7%, per un totale di oltre 23 miliardi nel solo 2017, con la parte più consistente della spesa destinata al mantenimento del personale militare, formato in maggioranza da ufficiali, i quali sarebbero 90 mila, contro 81 mila militari appartenenti ai ranghi più bassi. E' un po' come dire che ci sono più medici che infermieri.

Il contributo del Ministero dello Sviluppo Economico

Le esigenze di difesa sarebbero state messe dal Governo in secondo piano rispetto a scelte di politica economica. E ciò sarebbe confermato da due circostanze. La prima è rappresentata da un rapporto riservato inviato al Parlamento nel 2014 da ex alti ufficiali dell’Aeronautica ed ex dipendenti Alenia-Finmeccanica, secondo il quale la flotta aerea sarebbe più che sufficiente rispetto alle esigenze operative e strategiche, mentre il programma di sviluppo dei caccia F-35 (peraltro caratterizzato da gravi problemi tecnici e di sicurezza) sarebbe sproporzionato, tanto che Paese Francia e Germania vi hanno rinunciato.

In secondo luogo, il Ministero dello Sviluppo Economico avrebbe deciso di destinare l'89% degli incentivi previsti per le imprese, a favore delle che aziende che realizzano prodotti impiegabili nella tecnologia militare, come radar e missili. Secondo un'inchiesta di Enrico Piovesana e Francesco Vignarca, si tratterebbe di investimenti giustificati da esigenze di sicurezza nazionale o da impieghi in ambito civile e umanitario, ma che in realtà sarebbero dettate da logiche industriali e commerciali.

In soldoni, il MISE destinerebbe alle spesse militari circa 3 miliardi di euro all’anno, vale a dire una grossissima fetta degli investimenti previsti per “Competitività e sviluppo delle imprese”. A beneficiare di questi stanziamenti sarebbero i gruppi Finmeccanica-Leonardo, Fiat-Iveco e Fincantieri. La scelta di investire al comparto militare tante risorse destinante allo sviluppo dell'impresa italiana, inevitabilmente finisce per sottrarre risorse al settore civile, in particolare dei trasporti, soprattutto nel sud Italia, dove il gap con il nord è drammatico.

Gli F-35 e l'”Air Force Renzi

'Non capisco perché buttare via così una dozzina di miliardi', dichiarò Renzi nel 2012. Poi divenne premier e cambiò idea. Malgrado gli incidenti e i numerosi problemi tecnici di questo aereo, e nonostante e il Parlamento abbia impegnato nel 2014 il Governo a dimezzare il budget per il programma di sviluppo dei caccia F-35, nel 2016 gli stanziamenti sono stati portato da 13 a 13,5 miliardi. Rientrano tra le spese militari anche quelle relative all'”Air Force Renzi”, il costosissimo e scarsamente utilizzato Airbus A340 voluto fortemente dal premier, preso in leasing dagli Emirati Arabi. E' costato quasi 25 milioni e il suo mantenimento costerà fino al 2023 circa 225 milioni. In generale per il 2017 le spese per i voli di Stato passeranno per il 2017 da 117,4 a 25,9 milioni.