Domenica prossima gli italiani saranno chiamati ad esprimersi in merito alla riforma costituzionale voluta da Renzi. Tra i cambiamenti più importanti vi sono: la modifica del Senato e la conseguente fine del bicameralismo paritario, la riforma del titolo V, il quorum da raggiungere per l'elezione del presidente della Repubblica, la soppressione del Cnel. L'Espresso, in un lungo articolo pubblicato on-line, ha analizzato le conseguenze di un eventuale vittoria del "no": Matteo Renzi, come più volte ha ribadito, dovrebbe dimettersi da presidente del Consiglio, ma non da segretario del Pd; il rapporto con l'Unione Europea non dovrebbe essere stravolto; preoccupante, invece, sarebbe la situazione dei mercati.

Confindustria, riporta il giornale, sostiene che con il "no" i mercati crolleranno e si ripiomberebbe in recessione.

Cosa fa Matteo Renzi se vince il "no"?

Matteo Renzi ha sottolineato spesso some il futuro del suo governo fosse legato alla riforma costituzionale. Quindi, dovesse vincere il "no", il presidente del Consiglio dovrebbe dare le dimissioni. Ma questo non è assolutamente scontato: tra i sostenitori del "sì", infatti, c'è chi sostiene che il governo andrà avanti qualunque sarà l'esito. Così ha detto Gennaro Migliore, deputato dem, spiegando anche il motivo della sua affermazione: "perché il percorso di questa legislatura e del governo non deve esser legato all’esito del referendum, non bisogna personalizzare".

Se con il "no", comunque, rimane assai probabile che Renzi dia le dimissioni da Presidente del consiglio , è escluso che lasci la guida del Pd.

E quindi, quali sono le conseguenze?

È certo che non si andrà subito al voto. Questo perché la nuova legge elettorale, l'Italicum, è stata pensata in base alla riforma costituzionale, non prevedendo l'elezione del Senato.

Ci sarà bisogno, quindi, di una modifica dell'italicum che integri l'elezione del Senato, oppure di una nuova legge elettorale. È probabile che vi sarà un governo di scopo, con l'obiettivo di formare una nuova legge elettorale e poi andare a votare.

Anche con l'attuale forma parlamentare, l'Italia ha dimostrato di rispettare le disposizioni europee (la riforma del mercato del lavoro e l'aumento dell’età pensionabile sono alcuni esempi).

Per questo motivo, il referendum costituzionale non è un argomento che all'Europa interessa più di tanto. Ma è altrettanto vero che con la vittoria del "sì", Renzi avrebbe più credito davanti all'Unione Europea.

Secondo confindustria, con il "no" crolleranno i mercati e l'Italia "ripiomberebbe in recessione". A rischio ci sarebbero 600 mila posti di lavoro e il Pil potrebbe diminuire di tre punti percentuali. Secondo Mediolanum, che non è ostile al governo e al "sì", questa di Confindustria è una preoccupazione eccessiva: "l’unica preoccupazione per investitori dovrebbe esser la legge elettorale che rischia di essere un assist per i populismi nostrani".