A due settimane dalla madre di tutte le votazioni e di tutte le campagne elettorali – in confronto il duello Trump vs Clinton è stato quasi sobrio ed equilibrato – continuano gli scenari apocalittici paventati dai sostenitori dei due schieramenti in merito alla riforma costituzionale. Anche se non hanno diritto al voto, del resto in questo mondo globalizzato tutto influisce su tutto e ognuno ha detto la sua sulle presidenziali statunitensi di poche settimane fa, tanto per rimanere in tema.

Financial Times

È il caso di Wolfgang Münchau, editorialista tedesco del Financial Times.

Favorevole al sì, Münchau prevede “una sequenza di eventi che metterebbe in dubbio l’appartenenza dell’Italia alla zona euro” se gli elettori alle urne respingeranno il progetto di rinnovamento proposto dal governo Renzi. Il collegamento diretto fra politica monetaria e riassetto delle istituzioni non è evidente, ma Münchau spiega la sua teoria: per prima cosa influirebbe “la debole performance economica del Paese, che ha perso il 5% di produttività dall’adozione dell’euro nel 1999, mentre in Germania e Francia è salita del 10%”. Poi interverrebbe il sentimento di rivalsa su “l’Unione Europea, che non ha saputo costruire una vera unione economica e bancaria dopo la crisi e ha imposto l’austerità”.

Wall Street Journal

Un po’ più cauto l’altro grande quotidiano economico, il Wall Street Journal, che si limita a parlare di “investitori che si preparano al tumulto”, dato che il “no” è in vantaggio nei sondaggi. “La ricaduta”, dopo un miglioramento dei mercati che ha seguito anche le vittorie della Brexit e di Trump, “potrebbe essere meno severa del temuto se ci fosse un governo per gli affari correnti credibile e se il sostegno per il MoVimento 5 Stelle scemasse”.

Beppe Grillo

Dall’altra parte della barricata, il leader del M5S Beppe Grillo, in primissima linea per il no alla riforma, entra a gamba tesa sull’elettorato del sì. “Abbiamo di fronte dei serial killer, persone che vogliono attentare alla vita dei nostri figli tra 20 anni”, dice sul suo blog. Il paragone è azzardato, “siamo oltre la dittatura, un Pinochet si farebbe riconoscere e allora uno si organizza, va in clandestinità, fa il carbonaro, reagisce, fa delle cose”.

Il motivo dell’allarmismo è la “clausola di supremazia dello Stato sulle Regioni, vuol dire che il governo avoca a sé tutti i contratti, tutte le multinazionali faranno direttamente i contratti con il governo”, con gravi ripercussioni anche sull’ambiente. In conclusione, “siamo con un involucro di nulla riempito di nulla che sta svendendo il futuro di tuo figlio, di mio nipote, dei tuoi parenti”.

Per avere un’iniezione di ottimismo basta pensare a come, tra un paio di settimane, questo tipo di campagna elettorale sarà finito. Bisogna solo resistere un altro po’.