E' uno dei principali promotori di questa riforma costituzionale, l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da qualcuno considerato proprio il padre. E' quindi senza dubbio un sostenitore del SI al referendum costituzionale previsto per domenica 4 dicembre.

Eppure è critico con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, per la campagna referendaria che sta conducendo a favore del SI, ritenuta sostanzialmente non veritiera e anche pericolosa.

Napolitano ha espresso questa considerazione in maniera molto chiara davanti alle telecamere di Porta a Porta qualche giorno fa.

Renzi si sarebbe fatto prendere un po' troppo la mano con le motivazioni a sostegno del SI, andando oltre quello che prevede la riforma.

Lo avevamo già scritto a proposito della presunta riduzione dei costi che si avrebbe con l'eventuale entrata in vigore della riforma costituzionale, troppi incerta e soprattutto sovradimensionata rispetto al risparmio effettivo.

Si è perfino arrivati a dire che con la vittoria del SI si avrà una riduzione delle bollette di luce e gas.

Napolitano: 'Non si vota per il taglio alle poltrone'

Sappiamo bene che uno dei pilastri della campagna per il SI è quello del taglio ai costi della politica, del taglio delle “poltrone”. Ed è proprio su questo che si scalda Napolitano, il quale afferma con decisione che 'si vota su quello che è scritto nella legge', non anche sulle altre motivazioni che Renzi andrebbe a proporre in giro con “parole in libertà”.

Il Presidente emerito della Repubblica ritiene che quello di ridurre il numero di poltrone in Parlamento non debba considerarsi come uno dei motivi della riforma.

'L'obiettivo non è tagliare, come si dice un po' assurdamente, le poltrone dei parlamentari', tuona Napolitano, il quale avverte: 'qui arriviamo a delle conseguenze molto pericolose con questo tipo di argomentazioni.

Io non condivido quelle motivazioni.'

Il contenimento dei costi delle istituzioni rappresentano un aspetto marginale della forma

In effetti il nucleo della riforma riguarda i rapporti tra Governo e Parlamento, la riforma del Senato, i nuovi procedimenti legislativi, e la redistribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, con un forte accentramento verso lo Stato e il potere di quest'ultimo di avocare a sé, per ragioni di “interesse nazionale”, competenze riservate alle Regioni, o viceversa di disfarsi di alcune competenze delegandole alle Regioni.

Il contenimento dei costi con l'abolizione del CNEL e la riduzione del numero di senatori, appaiono più come delle cortine fumogene per invitare l'elettorato a dire SI.