Gli ultimi giorni della campagna elettorale in vista del Referendum del 4 dicembre sono scanditi dalla frenetica ricerca al voto utile. I sondaggi, se da una parte vedono premiare il fronte del no, dall’altra mettono in luce che una larga fetta di elettorato ancora non ha deciso con chi schierarsi. Come spesso capita l’ultima settimana sarà quella decisiva, capace di poter anche ribaltare quelle che oggi sembrano certezze. Nel Partito Democratico si gioca la gara più delicata, dove gli esiti referendari sono destinati a cambiare radicalmente gli equilibri interni.

Tuttavia anche nell’area minoritaria del partito, orientata per il no, si sono aperte delle falle. Gianni Cuperlo, in una recente intervista a Repubblica Tv ha ribadito la sua scelta di orientarsi per il, maturata dopo aver letto il documento che, in merito all’Italicum, contiene le richieste della minoranza, ovvero l’elezione diretta dei senatori secondo il disegno di legge Fornaro-Chiti, il superamento del ballottaggio, e un premio di maggioranza più contenuto. Cuperlo ha anche detto che ora bisognerà pensare a mantenere l’unità del partito, che dopo le votazioni sarà messa a dura prova. Le tesi di Cuperlo, però, non convincono Roberto Speranza che, a margine di un convegno a Roma, ha espresso le proprie perplessità in merito a quello stesso documento che l’ex capogruppo Pd alla Camera ha definito fumoso.

'Quel foglietto è ambiguo, da lì possono uscire dieci disegni di legge diversi, questo è il problema. Un partito che ha 400 parlamentari, non può venire con un foglietto fumoso, immaginando che sia sufficiente su una vicenda così delicata che riguarda la qualità della nostra democrazia. Dopodiché a prescindere dalla legge elettorale io credo nel Pd e voglio lavorare perché il Pd sia e resti il grande partito di centrosinistra.

Noi abbiamo chiesto da tempo una svolta sulle questioni sociali, mi auguro che dopo il Referendum si lavori anche per fare una legge elettorale senza i problemi di questa legge elettorale'. Ma prima c’è il Referendum e Speranza chiede che le diverse posizioni in seno al partito abbiamo pari trattamento, dignità e rispetto. 'Il giorno successivo al voto dobbiamo impegnarci a tenere unito il Partito Democratico.

Il primo modo per farlo è rispettarci reciprocamente. Io ho molto rispetto per chi è andato in piazza e vota sì. Chiedo il medesimo rispetto per chi invece vota no, ovvero una fetta molto significativa della nostra gente'.

Speranza: 'Il referendum non è su Renzi e i sondaggi non mi interessano'

Speranza ha ribadito la propria contrarietà alla logica che vede il quesito referendario una prova su Matteo Renzi. ‘'Per me si vota sulla Costituzione. Renzi ha commesso un grave errore a personalizzarlo. Il rischio è che questo voto anziché essere sulla Carta Costituzionale di tutti, diventi un plebiscito su chi deve fare il capo'. Speranza non vuole nemmeno sentire parlare di sondaggi e quando gli viene fatto notare che gli ultimi rilevamenti sembrano premiare il fronte del no chiosa così: 'Non li guardo proprio, sto girando l’Italia a spiegare le ragioni democratiche del no e mi pare di capire che c’è una parte significativa del paese e soprattutto dell’elettorato di centrosinistra che è convinto che votare no sia la soluzione migliore'.