A più di sette anni di distanza dal Terremoto del 2009 che sconvolse L’Aquila e altri 56 comuni in Abruzzo, il Senato proverà a far luce sui ritardi, le inefficienze e gli sprechi che ancora oggi non permettono alle popolazioni di quelle zone il ritorno ad una vita normale. È stata infatti approvata da Palazzo Madama l’istituzione di una commissione monocamerale d’inchiesta sulla ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2009.

Come è emerso dalla discussione in Senato, sono stati tanti i problemi e le difficoltà di gestione a cui sono andati incontro i cittadini e le stesse amministrazioni locali in questi anni.

Troppo tempo è stato impiegato per definire le linee guida e le procedure da seguire per la ricostruzione degli edifici danneggiati. E così le fasi iniziali di questo processo si sono svolte molto lentamente, data l’assenza di regole certe e di un flusso costante di finanziamenti.

A ciò si aggiunge – come ha fatto notare il relatore del provvedimento, il senatore Stefano Vaccari – che questa situazione di incertezza ha favorito l'infiltrazione di organizzazioni criminali nel tessuto locale, come testimoniano le inchieste giudiziarie aperte negli ultimi anni e l’allarme più volte lanciato in passato dallo stesso ex procuratore distrettuale antimafia de L’Aquila, Fausto Cardella.

I compiti della commissione

La forze politiche di tutti gli schieramenti hanno definito i compiti della commissione d’inchiesta: dovrà verificare le modalità di gestione dell’emergenza e della ricostruzione da parte di tutti i soggetti istituzionali, con particolare attenzione all’utilizzo delle risorse stanziate per fronteggiare l’evento.

Ma non finisce qui: bisognerà indagare, ad esempio, sulla regolarità delle procedure di assegnazione degli appalti e sul corretto svolgimento dei lavori relativamente ai primi interventi d’emergenza nei centri storici e verificare l’utilizzo delle somme ottenute dalle polizze assicurative che coprivano eventuali danni sismici.

Inoltre la commissione dovrà valutare l’effettivo funzionamento delle misure di sicurezza adottate per le aree colpite dal terremoto, denunciare i reati commessi contro il patrimonio negli immobili abbandonati e quantificare l'ammontare delle risorse finanziarie e dei tempi necessari per il completamento del processo di ricostruzione.

Ma i lavori non riguarderanno solo il sisma del 2009: la commissione raffronterà tutte le risorse stanziate, fino al 2015, per gli altri terremoti che in passato hanno colpito l’Italia in Friuli-Venezia Giulia, Valle del Belice, Irpinia, Emilia-Romagna, Umbria e Marche, per comparare le diverse strategie adottate dallo Stato, dalle regioni e dai comuni e individuare delle procedure ottimali da seguire. Anche con riferimento ai più recenti eventi sismici di Amatrice e Norcia, per non continuare a ripetere sempre gli stessi errori.