"Considero una disgrazia la sconfitta di Hillary Clinton, ma non chiudo gli occhi sugli errori commessi dai Democratici negli Stati Uniti”. Massimo D'Alema, impegnato in questi giorni nella campagna elettorale a favore del "No" al referendum costituzionale, analizza la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali in un’intervista rilasciata al "Corriere della Sera".

L’America di Obama

Per l’ex presidente del consiglio. le radici della sconfitta di Hillary Clinton vanno cercate negli otto anni di presidenza di Barack Obama: "c'è stata una crescita dell’occupazione – spiega D’Alema – ma questa è stata accompagnata da un aumento del precariato, da una riduzione dei salari e da un maggiore sfruttamento dei lavoratori: da questo insieme di fattori è nata la rivolta contro le élite che ha punito la Clinton e premiato Donald Trump".

Non può mancare una dura critica alle strategie elettorali di chi ha perso, con un chiaro riferimento a quanto sta accadendo anche in Italia: "Per la sinistra c’è stata la sconfitta dell’idea che le elezioni si vincono al centro – ammonisce l’ex premier – nel tempo si è perso il contatto con le periferie e i poveri, le forze tradizionali del lavoro e le nuove; nel Wisconsin, così come a Roma". Questa per D’Alema è "la fine del percorso di una terza via che non è riuscita a comprendere le nuove diseguaglianze e ha visto troppo spesso la sinistra andare a braccetto con il potere economico, lontana dalla base sociale e sindacale".

Prudenza su Trump

Esattamente come Silvio Berlusconi, anche D’Alema preferisce non sbilanciarsi sul nuovo presidente degli Stati Uniti: "Una cosa è la campagna elettorale, un’altra è governare: vedremo Trump cosa farà alla prova dei fatti – rassicura l’ex premier – comunque il suo operato non sarà privo di controlli, ma dovrà fronteggiare il Congresso, il Senato, il potere del Pentagono, del dipartimento di Stato, della Cia e, non meno importanti, le divisioni tra i Repubblicani".

Secondo D’Alema, i maggiori rischi verranno dalle scelte di politica estera di Trump: non è condivisibile l’idea di dar via libera a Israele di annettere Gerusalemme perché "aumenterebbero i conflitti con il mondo islamico. Inoltre, dopo una svolta simile, sarebbe impossibile pensare di trovare un accordo con Putin come vorrebbe fare Trump".

Il commento sulla reazione di Juncker

Per l’ex ministro degli Esteri è fondamentale capire come si comporterà l’Europa. A tal riguardo, meritano un plauso le parole di Jean-Claude Juncker all’indomani dei risultati elettorali: "Il presidente della Commissione europea ha reagito con grande dignità all’elezione di Trump, interpretando in modo efficace il punto di vista del nostro continente: anche per questo motivo trovo sbagliato indebolire la Commissione e l'Unione Europea – conclude D’Alema – fossi in Matteo Renzi allontanerei ogni polemica con Bruxelles. Invece di chiedere più soldi per i singoli Paesi, bisognerebbe promuovere decisioni comuni su infrastrutture, ricerca e politica industriale".