Elezioni subito, ipoteticamente gennaio-febbraio? Matteo Renzi è d'accordo, se la maggioranza delle forze politiche in Italia vogliono il voto anticipato. Secondo il premier, infatti, opporsi a questa scelta caldeggiata dalle opposizioni, forti della netta vittoria al referendum costituzionale, sarebbe un 'suicidio politico' per il PD. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tentenna. L'intenzione di Renzi sarebbe quella di portare il Paese al voto da presidente del Consiglio dimissionario, elezione che non potrà esserci nella migliore delle ipotesi prima di febbraio.

Un vuoto di potere lungo due mesi? Difficile che il Quirinale dia il suo assenso. Quello che sembra certo è che Matteo Renzi resterà in carica fino all'approvazione della legge di bilancio.

I renziani al contrattacco

Il tweet scritto da Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro del premier, sembra non lasciare dubbi sulla strategia 'renziana'. "Il 40 % nel 2012, abbiamo vinto con il 40 % nel 2014, ripartiamo dal 40 % di ieri". Un 'tesoretto' di voti non trascurabile per Matteo Renzi e per il PD. E dai circa 13 milioni di italiani che hanno votato SI alla riforma costituzionale, il premier dimissionario intende ripartire. Di questo si è discusso a Palazzo Chigi ad un vertice PD, attorno al tavolo di Matteo Renzi c'erano Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Maurizio Martina e Matteo Orfini, i fedelissimi.

"Non ho intenzione di lasciare la bandiera delle elezioni anticipate a Grillo - ha sottolineato Renzi - perché se lo facciamo il PD è morto e farà la fine che ha fatto dopo aver sostenuto il Governo Monti".

Le dimissioni 'congelate'

Matteo Renzi non ha intenzione di fare un passo indietro, questo è chiaro per tutti. Le sue dimissioni immediate dopo il voto referendario sono state 'congelate' dal presidente della Repubblica che ha chiesto al premier di chiudere l'iter per la legge di bilancio.

"Non sono un bambino viziato - ha commentato il diretto interessato - ed intendo rispettare le indicazioni del Capo dello Stato - ma appena sarà approvata la manovra me ne vado. Se tutti dicono di andare a votare, non sarà il PD ad opporsi". Sia ben chiaro che Sergio Mattarella giudica 'legittima' questa intenzione di andare al voto anticipato ma secondo il presidente della Repubblica potrebbero non esserci i tempi tecnici perché ciò accada in febbraio.

Anche perché siamo in presenza di una legge elettorale non ancora ancora definita, in merito all'Italicum infatti è necessaria l'approvazione della Corte Costituzionale chiamata a valutarne la legittimità. Non c'è ancora una data in merito, inizialmente doveva avvenire il 4 ottobre ma poi venne deciso di far slittare il tutto dopo il referendum. Ad ogni modo dipenderà molto dall'esecutivo che sarà delineato nei prossimi giorni. Difficile, ad ogni modo, che ciò avvenga prima di gennaio.

Al PD la parola finale

La direzione del PD è in programma mercoledì 7 dicembre. Difficile che dal partito arrivi la 'sfiducia' nei confronti di Matteo Renzi ma se ciò dovesse accadere, il candidato premier per un governo di transizione potrebbe essere Dario Franceschini.

La corrente che sostiene l'attuale ministro alla cultura avrebbe già messo sul piatto la propria offerta ai renziani, quella di un governo Franceschini che sia in grado di aprire un dialogo con parti dell'opposizione sulla nuova legge elettorale. "Franceschini non si candiderebbe premier nel 2018, Renzi fa il congresso, lo vince e si ripresenta alle elezioni". Il premier, come già detto, non è della stessa idea.