Soft Brexit, ecco come l’opinione pubblica inglese ha già definito la procedura di uscita dall’Unione Europea che prevede una linea morbida e di dialogo nei confronti degli altri ex 27 partner europei.

In senso contrario a questo scenario sembravano andare le indiscrezioni emerse qualche giorno fa da un quaderno fotografato mentre veniva trasportato dopo una riunione al numero 10 di Downing Street. Sul quaderno si leggeva a chiaro tratto 'have a cake and eat it' (letteralmente “prendi la torta e mangiala”), una sorta di “a ciascuno il suo” ad indicare la formula risolutiva della questione Brexit.

Sebbene ciò indicherebbe una risoluzione dura dei rapporti con Bruxelles, David Davis - il ministro inglese preposto alla gestione della Brexit – ha rilanciato l’ipotesi di pagamento di una quota da parte del Regno Unito per avere l’accesso al mercato unico. Interrogato in parlamento, Davis ha affermato che il criterio su cui si baserà il governo è e sarà quello di garantire il più ampio accesso possibile per merci e servizi al mercato europeo, e che se [il pagamento di un contributo] rientra in questo criterio, allora il governo lo prenderà in considerazione.

Adesione sul modello dello Spazio Economico Europeo. Sembra che ormai la linea del governo inglese - a dispetto dell’opinione dei falchi che proponevano un’uscita immediata dall’Unione – sia orientata verso un dialogo basato sulla possibilità da parte del Regno Unito di pagare per accedere al mercato dell’Unione senza avere le ripercussioni determinate dalla libertà di circolazione, tanto avversata dai tories.

Sarebbe in sostanza la brutta copia del meccanismo di cooperazione vigente tra UE e i Paesi dello Spazio Economico Europeo (Norvegia, Islanda e Liechtenstein), secondo cui pagando un ammontare annuo proporzionale alla popolazione, tali Paesi hanno accesso al libero mercato (garantendo tuttavia - anche in questo caso - la libertà di circolazione delle persone).

La differenza sostanziale riguarda però due elementi: in primis l’enorme differenza di peso in termini economici che esiste tra i partner dell’SEE ed il Regno Unito e soprattutto la volontà da parte dei 27 Stati di non favorire - optando per la linea conciliativa - l’avvio di procedure analoghe alla Brexit anche per altri Stati membri.

Il quaderno fotografato a riguardo faceva espressa menzione di questa ostilità da parte degli altri Stati dell’Unione come un ostacolo alla rinegoziazione alla partnership del Regno Unito. In particolare a voler utilizzare la linea dura sembra intenzionata – secondo quanto emerge dal documento - la Francia, partner economico tradito dalle aspirazioni autonomiste fatte proprie dalla Gran Bretagna.

Punirne uno per educarne 27, questa potrebbe essere la strada su cui si avvia l’Unione nei confronti del Paese d’oltremanica. Nello stesso senso dai corridoi della Commissione continuano ad arrivare moniti al governo inglese al fine di velocizzare il procedimento della Brexit attraverso l’attivazione della notifica formale prevista dall’articolo 50 del Trattato UE.

Si tratta dell’ennesimo capitolo di un tira e molla dialettico tra le diplomazie di Londra e Bruxelles che ormai va avanti da alcuni mesi e su cui il governo inglese appare ancora intenzionato a procrastinare la sua impasse, annaspando in difetto di una vera e propria strategia.