Vi ricordate la famosa frase “yes we can”, che aveva portato alla Casa Bianca l’ormai ex Presidente degli Stati Uniti D’America, Barack Obama nel 2012? L’aveva partorita Jim Messina: per il suo grande successo della campagna elettorale di Obama gli era stata affibbiata la nomina di “guru della comunicazione”.

Era l’uomo più ambito da tutte le televisioni del mondo, le sue interviste venivano pagate milioni di dollari, come i suoi consigli.

I flop in Europa di Jim Messina

I politici europei non hanno resistito al fascino del guru della comunicazione americana: il primo a mettersi completamente nelle sue mani è stato il Primo Ministro del Regno Unito David Cameron, sul “Brexit”, il referendum per decidere la permanenza o l’uscita dalla comunità Europea.

Come tutti ricordiamo, il popolo inglese ha detto SI all’uscita dell’Inghilterra dalla Comunità Europea: pochi giorni dopo Cameron si è dimesso, lasciando nelle mani del neo Primo Ministro Theresa May, le trattative per uscire dalla Comunità Europea.

Per Jim Messina la campagna elettorale sul Brexit è stato il primo grande flop nel vecchio continente, anche perché, per quasi tutti gli Stati, l’uscita dell’Inghilterra era al quanto improbabile.

Nemmeno il nostro Premier Matteo Renzi ha resistito al fascino del guru americano: ha affidato a lui la completa campagna referendaria, è di Messina lo slogan “Basta un SI”.

Come a Cameron nemmeno a Renzi il grande guru ha portato fortuna, anzi tutt’altro: mentre in Inghilterra lo scarto dei voti referendari è stato minimo, in Italia è stato addirittura di 20 punti di percentuale, un grandissimo insuccesso che ha portato anche Renzi alle dimissioni, stessa sorte del suo omonimo Cameron.

Il nostro paese è piano di persone di qualità, siamo il primo Paese al mondo per 'i cervelli in fuga', la nostra 'intelligentia' è apprezzata in tutto il pianeta, non si capisce il motivo del perché si preferisca dare ruoli di primo piano sempre agli altri e non fidarsi dei nostri. Non ci resta che citare la famosa frase” nessuno è profeta in patria”.