La Ferrarini, nota azienda emiliana produttrice di salumi voterà SI al Referendum costituzionale di domenica 4 dicembre. Ma prendersi il disturbo di redigere una comunicazione interna da spedire a casa, nella quale invita i dipendenti a fare altrettanto, potrebbe assumere i connotati di un discorso molto delicato. La corsa all'ultimo voto da parte di entrambi gli schieramenti si è aperta tempo fa. Proprio in giugno il premier Renzi ha visitato gli stabilimenti di Reggio Emilia dove aveva incassato tutto l'appoggio dell'amministratore delegato e vicepresidente di Confindustria con delega all'Europa Lisa Ferrarini.

La lettera dell'azienda

La missiva inizia illustrando il senso morale e di responsabilità civica che ogni lavoratore dovrebbe avere, e in seguito l'invito formale di recarsi ai seggi tra le 7 a le 23 per esprimere il proprio voto. Il lungo comunicato spiega inoltre, che i cittadini no sono chiamati a votare per l'esito della legge elettorale e neanche una preferenza politica. Ma enuncia tutta una serie di vantaggi che il responso positivo del voto potrebbe comportare nell'immediato futuro. A chiudere la lettera una inconsueta petizione: “La nostra preghiera è quella di sensibilizzarvi a votare SI al Referendum del prossimo 4 dicembre”.

L'ira dell'opposizione

Nulla vieta al presidente del Consiglio dei Ministri di fare visita ad una grande azienda che porta in alto il made in Italy nel giorno del suo sessantesimo anniversario.

Ma che da quell'incontro sia scaturito l'inammissibile pressione comandata sui dipendenti della stessa è il grido allo scandalo che ha lanciato in primis Maria Edera Spadoni, deputata del Movimento 5 stelle, e in seguito l'intera compagine della minoranza politica.

La Spadoni riferisce ai media di essere stata contattata da alcuni collaboratori della Ferrarini, mentre altri si sono rivolti a un altro deputato pentastellato, Massimiliano Bernini. La rabbia dei dipendenti è tanta, e ora il rischio è che l'invito aziendale si trasformi in un vero e doloroso boomerang.