Il 2016 finisce con i botti, non quelli vietati a Roma dalla sindaca Virginia Raggi con un’ordinanza in seguito bocciata dal Tar, ma quelli tra Beppe Grillo e il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, con la partecipazione straordinaria di alcuni esponenti di spicco del Partito Democratico. Argomento del contendere le “bufale”, o con una definizione più tecnica le “post-verità”, che sempre più spesso si leggono in rete. Tutto nasce da un’intervista al Financial Times, in cui Pitruzzella ha suggerito l’idea di realizzare in Europa una rete di agenzie indipendenti, con il compito di rilevare le notizie false sul web, imporne la rimozione e, dove necessario, sanzionare chi le ha messe in giro.

Per il garante i social network da soli non possono farcela ad arginare il fenomeno.

L’attacco di Grillo

Le affermazioni di Pitruzzella, secondo il quale “le falsità che circolano in rete sono uno dei motori del populismo e una minaccia che grava sulle nostre democrazie”, non potevano lasciare indifferente Beppe Grillo. In particolare il leader del Movimento 5 Stelle non ha gradito il passaggio in cui il presidente dell’Antitrust ha parlato della necessità di scegliere se “lasciare internet così com’è, un Far West, oppure imporre delle regole in cui si tiene conto che ormai la comunicazione è cambiata”. Pronta è arrivata la replica sul blog del comico: “Vogliono fare un nuovo tribunale dell’inquisizione, controllato dai partiti di governo per decidere cosa è vero e cosa è falso” ha tuonato Grillo che ha letto nelle dichiarazioni del garante un vero e proprio attacco al web.

Per il fondatore del M5S “la Rete non sarà fermata con un tribunale” e nel caso in cui si bloccasse un social “ne fiorirebbero altri dieci impossibili da controllare”. Per poi chiudere il discorso con un lapidario “le vostre post-cazzate non ci fermeranno".

Le risposte di Pitruzzella e Orfini

Non poteva mancare la controreplica di Giovanni Pitruzzella che ha risposto a Grillo, ribadendo di essere intenzionato non a creare nuove forme di censura, ma a rafforzare la tutela dei diritti sul web.

Il garante ha sottolineato il valore della credibilità: “Le bufale non servono, la democrazia è un sistema che si basa sulla trasparenza, ma perché ci sia trasparenza occorre che anche le informazioni siano vere, altrimenti c'è la nebbia – ha spiegato – e la nebbia non giova mai alla democrazia". Nella polemica si è inserito anche il presidente del Pd Matteo Orfini, che in un tweet ha sostenuto la posizione di Pitruzzella, lanciando una frecciata a Grillo, accusato di utilizzare spesso certe “post-verità” della rete per fini politici.