Il cerchio avviato il 5 dicembre, subito dopo la certezza di aver perso la battaglia per la riforma costituzionale, si è chiuso questa sera per Matteo Renzi. Come annunciato nel corso della conferenza stampa di Palazzo Chigi, il premier ha rassegnato le proprie dimissioni dal Capo dello Stato. Decisione irrevocabile da parte del presidente del Consiglio che era stata posticipata di qualche giorno e che sarebbe diventata ufficiale subito dopo l'approvazione della manovra.

Approvazione lampo

L'approvazione della nuova Legge Finanziaria è stata fatta in tempi praticamente record dall'aula del Senato.

Tempi celerissimi che erano stati chiesti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per permettere poi in tutta calma quello che si preannuncia come un momento non facile di transizione politica. La manovra è, pertanto, legge con 166 voti a favore, 70 contrari ed un astenuto. Un pacchetto per complessivi 27 miliardi di euro che entrerà in vigore dall'1 gennaio 2017. Tra le misure previste c'è un nuovo taglio di tasse ma anche un capitolo abbastanza corposo relativo a pensioni e welfare.

Il direttivo del PD

Molto atteso, ovviamente, era il direttivo del Partito Democratico in cui era previsto un lungo intervento di Matteo Renzi. Non ci sono stati particolari colpi di scena, il premier ha confermato che al termine dell'incontro si sarebbe recato dal presidente Mattarella a rassegnare le annunciate dimissioni.

Nel suo discorso, Renzi è stato chiarissimo. Le opposizioni hanno guidato compatte il fronte del NO al referendum ed hanno vinto. Pertanto, hanno l'opportunità di andare in 'battuta'. "Vogliono andare subito alle elezioni? Per me va benissimo, il PD non ha paura della democrazia. Nel caso in cui si faccia questa scelta - ha puntualizzato - si dovrà attendere la sentenza della Consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, così come modificate dalla Corte.

Se invece i gruppi parlamentari decidono di andare avanti con questa legislatura, indichino la propria disponibilità a sostenere un nuovo Governo. Il nuovo esecutivo avrà in agenda la nuova legge elettorale e, soprattutto, un 2017 importantissimo a livello internazionale. Io sono pronto a cedere il campanello al mio successore che abbraccio ed al quale auguro buon lavoro".

Le ipotesi del dopo-Renzi

La lunga fase di transizione politica si è praticamente già aperta. Diverse le ipotesi al vaglio che saranno discusse nei corso delle consultazioni tra i leader delle varie forze politiche ed il Capo dello Stato. La prima è quella di un governo istituzionale, con l'affidamento dell'incarico alla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Pietro Grasso. C'è invece chi ha caldeggiato la tesi di un governo di larghe intese che coinvolga anche pezzi del centrodestra, in grado di arrivare ad un rapido accordo per la nuova legge elettorale. In tal caso, il candidato premier di transizione potrebbe essere Dario Franceschini. Quella di andare al voto alla prima data utile, dopo la sentenza della Consulta sull'Italicum, è invece la richiesta di Lega Nord e Movimento Cinque Stelle.

La nuova legge verrebbe applicata soltanto alla Camera mentre al Senato si voterebbe con il 'porcellum' senza le parti bocciate dalla Corte Costituzionale, il cosiddetto 'consultellum'. Meno probabile che le forze politiche decidano di optare per un governo 'tecnico'.