Tema delicato quello affrontato quest'oggi a Predappio. La città natale di Benito Mussolini, infatti, è sede dell'ormai ex Casa del Fascio, che il sindaco emiliano Giorgio Frassineti, già da anni, sta tentando attraverso un complicato processo ideologico-culturale di trasformare in Museo della memoria, non celebrativo, ma in ricordo di uno dei periodi più bui e oscuri della storia d'Italia e di tutta Europa. Al milione di euro stanziato in parti uguali dal comune e dalla Cassa dei risparmi di Forlì, si è aggiunta quindi un ulteriore somma in egual cifra che, la regione Emilia Romagna, ha pescato dai fondi strutturali stanziati in suo favore dalla Comunità Europea.

Ora si attende la risposta del Governo, anche se il progetto ha visto l'opposizione di numerosi storici illustri, quali Giovanni de Luca e Luciano Canfora.

La storia non può essere rimossa

Il museo, per il quale l'Istituto per la storia e le memorie del Novecento Parri di Bologna sta lavorando ad un progetto strutturale, pronto entro marzo 2017, ha l'obbiettivo di non cancellare, se pur per quanto ottuso e drammatico, un periodo che fa parte della storia d'italia. "Qui viene gente vestita da balilla o da gerarchi, ma noi non possiamo continuare a pagare per il fatto che siamo a Predappio" ha dichiarato il sindaco della cittadina Emiliana.

L'intenzione proposta dal primo cittadino ha suscitato anche l'interesse di numerosi mass media internazionali.

Infatti, nella cittadina, "Ultimamente sono venuti qui la troupe della tv nazionale russa e l’inviato di un giornale cinese che vende 12 milioni di copie" ha riferito Frasinetti. Sicuramente il museo avrà anche un enorme interesse storico e l'obbiettivo del sindaco è ben giustificato, ma il rischio che si corre è quello della celebrazione di una ideologia dittatoriale che rischia di dilagare, visti i recenti problemi di immigrazione, ed è anche da considerare il fatto che i curiosi in visita all'ex Casa del Fascio, saranno sicuramente in molti, e pagheranno il biglietto, a Predappio.