È un Pier Luigi Bersani a ruota libera quello che, nel giorno della vigilia dell’apertura delle urne per il referendum costituzionale, si sfoga sulle colonne del Fatto Quotidiano. L’ex capo della ‘ditta’ Pd conferma con forza il suo No alla riforma targata Renzi-Boschi ed esprime un giudizio durissimo sia sul merito delle modifiche alla Carta costituzionale che sulle intenzioni del presidente del Consiglio, uno che, secondo Bersani, “continua ad andare a braccetto con Marchionne, ma intanto toglie la navetta tra Camera e Senato.

Bersani: se vince il Si Costituzione “figlia di una fazione contro l’altra”

L’ex segretario del Pd non le manda certo a dire al suo successore Matteo Renzi, neanche a poche ore dal referendum. Lo smacchiatore di giaguari mancato si mostra visibilmente preoccupato perché, se dovesse vincere il Si, secondo la sua opinione “lunedì per la prima volta in Italia avremo una nuova Costituzione che non sarà figlia di un solenne patto di convivenza tra i cittadini, ma di una fazione contro l’altra”. Secondo Bersani, il cosiddetto ‘combinato disposto’, formato da riforma costituzionale e legge elettorale Italicum, darebbe spazio alla “prospettiva di un governo del capo”. Bersani, infatti, non si fida delle promesse renziane di modificare l’Italicum e non si sente “affatto sereno” (chiaro il richiamo al famigerato “Enrico stai sereno” indirizzato da Renzi ad Enrico Letta subito prima di fargli le scarpe a Palazzo Chigi).

Il politico di Bettola ne è sicuro: “L’unica certezza di cambiare l’Italicum è la vittoria del No”. Bersani ricorre poi alla solita metafora della ‘mucca nel corridoio’, quadrupede rappresentato, a suo modo di vedere, dal “cambio dello scenario mondiale di cui molti non si accorgono” attraverso la “rinascita di una destra mondiale sovranista, populista e protezionista.

E la riforma renziana non farebbe altro che spalancare le porte all’estremismo politico. Bersani scommette che, al contrario di quanto affermano i sondaggisti, non sarà solo il 10% dei militanti del partito a votare No. “Vogliono lasciare il no a Salvini e Casa Pound - sbotta - ma cosa si son fumati?”.

Un Bersani combattivo accusa il ‘suo’ segretario di non essere stato mai “a bottega” perché sempre impegnato su media e tv per la campagna elettorale, denuncia una politica economica del governo “senza un’idea precisa su come affrontare i problemi del Paese” e condanna Renzi per aver esposto l’Italia “a possibili speculazioni finanziarie”.

Sarcasticamente dura anche l’osservazione che il ‘bomba’ “continua ad andare a braccetto con Marchionne”. Battuta finale sullo scenario futuro in caso di vittoria del Si: “Il Senato diventa un morto che cammina e inizia il conto alla rovescia per le elezioni anticipate”.