Ieri pomeriggio, durante le votazioni al Senato per l’approvazione della legge sul Bilancio, Renzi ha twittato dicendo che alle 19 sarebbe salito al Colle da Mattarella per dare le dimissioni. Una decisione che ha lasciato tutti senza fiato, soprattutto gli altri dirigenti del PD.

Ripercorriamo insieme la concitata giornata di ieri

Nel primo pomeriggio era prevista al Senato la fiducia per l’approvazione della legge sul bilancio 2017. Il testo è stato approvato con 173 voti favorevoli e 108 contrari; la legge entrerà in vigore il primo gennaio 2017, una manovra da 27 miliardi di euro, che comprende alcune misure su fisco, pensioni, famiglia, sanità e cultura.

Rimane invariata la spesa sanitaria al 14,85%, con alcune modifiche tra le percentuali di spesa tra farmaceutica, ospedaliera e territoriale. Quest'ultima, in particolare, passa dal 11,35% al 7,96%, a favore della spesa nazionale.

Durante la votazione Renzi, con un tweet, avverte tutti che alle 19:00 salirà al Quirinale da Mattarella per depositare le sue dimissioni, spostando la riunione alla sede del PD dalle 15:00 alle 17:30.

Alle 17.30 Renzi, durante la direzione del PD, rifiuta il confronto con gli altri dirigenti, sale sul palco e prende la parola, pronunciando un discorso scritto a mano, nel quale ricorda tutti i successi ottenuti nei 1000 giorni del suo Governo, passando dai diritti civili al Jobs Act.

Inoltre non manca di punzecchiare la minoranza dem che ha festeggiato la vittoria del NO, per poi attaccarlo nelle trasmissioni televisive "anche in maniera poco elegante". Infine non si dimentica nemmeno di attaccare la stampa e tutti i politologi che avevano previsto le sue non dimissioni. Il discorso termina con un ringraziamento ai suoi collaboratori più stretti che l’hanno sostenuto, alla moglie e a tutti gli italiani.

Le polemiche sul suo atteggiamento alla direzione nazionale

L’atteggiamento dell’ormai ex Premier è stato seguito da numerose polemiche per la mancata apertura di un tavolo consultivo con gli altri dirigenti del partito. Dopo il discorso di Renzi, il presidente del PD, Matteo Orfini, chiede agli altri membri del partito di non intervenire per il contraddittorio che verrà organizzato in un ulteriore convegno dopo la fine della crisi di Governo.

Tuttavia il senatore Walter Tocci prende ugualmente la parola, ma viene dapprima interrotto dai fischi degli altri dirigenti, e poi ripreso dalla Serracchiani. Infine Orfini gli consiglia di rinunciare all'intervento e di riprendere il contraddittorio tra qualche giorno.