Trump, il 45° presidente degli Usa a rischio

Il tycoon repubblicano, dunque, potrebbe vedere non riconosciuta la sua elezione a causa del comportamento dei 37 elettori che potrebbero letteralmente ribaltare il verdetto. È uno scenario molto più apocalittico di quello paventato da Hllary Clinton in campagna elettorale in caso di vittoria del suo sfidante. Una simile dinamica non si è mai verificata e causerebbe una delle più gravi crisi costituzionali nella storia degli Stati Uniti d’America. A riguardo è intervenuto il professore di diritto presso l’Università del Texas, Sanford Levinson, che ha definito il Collegio elettorale come un "pericolo per il sistema politico americano".

Per questo, Levinson ha deciso di essere tra i sottoscrittori di una lettera pubblica che chiede al Collegio di non sovvertire il risultato delle elezioni di novembre. Nelle scorse settimane il Daily Telegraph ha raccontato come Saron Geise, un elettore dell’Arizona, abbia ricevuto circa 8mila telefonate per convincerlo a non votare Trump. Il presidente del Grand Old Party sempre in Arizona, Robert Graham, ha parlato di "bombardamento di telefonate" arrivando a definirla una “molestia totale. È iniziata circa una settimana fa. E adesso è esplosa” aveva confessato.

In che modo Trump rischia di non essere riconosciuto presidente

Il sistema elettorale americano prevede che i cittadini con i loro voti non eleggano l’inquilino della Casa Bianca, ma i 538 Grandi Elettori che compongono il Collegio elettorale: proprio quest’organo, che si riunisce oggi, è deputato ad eleggere il presidente degli Usa.

Oggi, dunque, ben 37 elettori potrebbero ribaltare l’esito facendo mancare a Trump i 270 voti fondamentali per la nomina ufficiale. Ancora una volta, dunque, i democratici americani stanno dimostrando di voler accettare la democrazia solo in caso di una loro vittoria. Nelle scorse settimane sono rimbalzate in tutto il mondo le immagini di sostenitori della Clinton che non avevano accettato il verdetto dello scorso 8 novembre.

Scarpe bruciate solo perché prodotte da una nota marca colpevole di aver espresso simpatie per Trump; vere e proprie aggressioni fisiche ai simpatizzanti del candidato repubblicano. Sempre in campagna elettorale, proprio il candidato repubblicano aveva espresso forti dubbi sulla regolarità dello svolgimento delle elezioni: "Non so se accetterò il responso delle urne", disse Trump provocando lo sdegno del mondo democratico. Ora, però, sono proprio i sostenitori degli asinelli a stelle e strisce a non voler accettare l'elezione del repubblicano, sperando nel golpe dei Grandi Elettori.