Nelle scuole del Veneto presto potrebbe entrare tra le materie di studio anche il dialetto e nelle città della Regione del nord est d’Italia cartelli stradali e toponomastica potrebbero essere bilingue. Non solo, ma per accedere ai posti di funzionario pubblico potrebbe essere necessario un patentino di bilinguismo, un riconoscimento di ‘veneticità’ da acquisire superando un esame di lingua veneta, che diverrebbe di uso comune negli uffici.

Nuova minoranza Veneto

Questo perché il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la legge Pdl 116 - ‘Applicazione della convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali’ - che definisce il popolo veneto 'minoranza nazionale' e apre la strada alla dichiarazione di appartenenza etnica con il diritto quindi di promuovere e difendere la propria cultura identitaria e linguistica.

Un passo concreto - afferma la Lega Nord con Riccardo Barbisan (principale promotrice della legge) per essere come trentini e altoatesini (anche dal punto di vista della gestione delle proprie risorse, ndr.). L’ispirazione è infatti il modello sudtirolese della vicina provincia di Bolzano, dove però - va ricordato - si parla effettivamente un’altra lingua, il tedesco (nel suo sottogruppo altoatesino) e il ladino, e non una variante dialettale dell’italiano.

Il veneto è una lingua?

La questione della minoranza linguistica veneta è infatti controversa e non mette d’accordo neanche storici e linguisti stessi. Benché Il veneto possieda alcune strutture morfo-sintattiche proprie, i linguisti non sono universalmente concordi nel considerarlo come una vera e propria lingua, bensì come un continuum dialettale non normalizzato (una catena di varietà di dialetti geograficamente adiacenti e geneticamente imparentati).

E il dialetto, per sua stessa definizione, è una varietà di una lingua (si vedano ad esempio le tesi di Gian Luigi Beccaria).

Dato questo continuum variegato, non essendoci una lingua standard nel caso del veneto, quale dei dialetti veneti dovrebbe essere insegnato nelle scuole?

Il veneto è tutelato come lingua dalla sua Regione (anche se essa stessa ne afferma il carattere composito, non essendo ancora stata standardizzata né la grammatica né il lessico) oltre che dalla Regione Friuli venezia Giulia, ma non dallo stato italiano, che non lo annovera tra le 12 lingue minoritarie riconosciute sul territorio nazionale.

L’UNESCO, invece, classifica la lingua veneta come ‘vulnerabile’, e potrebbe essere quindi ritenuta una lingua regionale o minoritaria .

In ogni caso affinché il riconoscimento della minoranza diventino realtà è necessario vedere quale accoglimento la legge avrà a Roma, presso il Governo centrale. Si pone infatti il dubbio di incostituzionalità e la possibilità di una bocciatura da parte della Consulta.

Nei prossimi mesi, inoltre, il popolo veneto sarà chiamato anche ad esprimersi con il referendum sull'autonomia della Regione, un punto che porrebbe un accento ancora più forte sulla questione dell’appartenenza minoritaria.

Veneto minoranza, gli interessi

La Lega, fautrice dell’approvazione di questa legge insieme a Lista Zaia e gruppo Tosi e con l'opposizione del PD, dichiara apertamente come il provvedimento legislativo sulla tutela della minoranza costituisca anche un punto di forza per appoggiare la la richiesta di autonomia della regione Veneto, al pari di Trentino e Alto Adige ‘ai quali sono garantiti dallo Stato italiano risorse e mezzi per tutelare le minoranze di cultura tedesca, ladina, cimbra o dei Mòcheni’.

Lo stesso Presidente del Consiglio regionale Ciambetti, in un’intervista rilasciata ad Affaritaliani.it, esplicita che la legge si basa sul confronto con altre realtà che - con il riconoscimento dell’autonomia - ‘hanno possibilità legislative e di inserimento del personale molto più vaste di noi e non ci sembra giusto”. La richiesta quindi è quella di una migliore qualità della vita e di un miglior utilizzo delle risorse pubbliche che troppo spesso si perdono nello Stato centrale.