Dopo averlo annunciato nel corso dell'intera campagna presidenziale Donald Trump firma il decreto che dà l'avvio alla costruzione del muro al confine fra Usa e messico. L'ennesima promessa mantenuta, dopo l'uscita statunitense dal TPP e il taglio ai fondi per le cliniche abortiste.

Trump: "sarà il Messico a pagare per il muro"

Ad accompagnare l'annuncio, l'ulteriore sfida che porrebbe a carico dei messicani il costo per la realizzazione dell'opera. Immediate le reazioni della parte di opinione pubblica contraria al progetto imposto da Trump ma sopratutto quelle che arrivano dalla Presidenza messicana.

In un intervento televisivo, il Presidente messicano Peña Nieto ha chiaramente fatto capire che il Messico non pagherà un pesos per costruire il muro ed anzi, rlancia affidando a team di legali la difesa e la tutela dei diritti dei latinos presenti negli States. Che la tensione sia alta lo fa capire soprattutto la cancellazione dell'incontro che si sarebbe dovuto tenere a Washington fra i due capi di Stato.

L'Amministrazione Trump studia misure alternative

Tra le ipotesi al vaglio dei collaboratori del Presidente statunitense ci sarebbe l'istituzione di dazi doganali finalizzati a finanziare le spese per edificare il muro. Scettici se non addirittura critici, diversi economisti che prevedono un aumento delle tassazione indiretta sugli acquisti degli americani.

Dietro la scelta di Trump c'è un disegno economico.

Quello che appare chiaro, è che il muro rappresenta il simbolo di una strategia politico economica che ha come obiettivo una complessiva rivisitazione delle relazioni politiche ed economiche sia con il Messico ma anche con il resto del Mondo. Non a caso l'ordine di dare avvio ai lavori sul muro fa seguito alla più volte annunciata revisione degli accordi commerciali contenuti nel Nafta.

Parlare di dazi doganali del 20% sui prodotti mesdicani sembra in tal senso una delle tante conferme a questa nuova stagione, che si preannuncia essere all'insegna del protezionismo e dell'isolazionismo americano.