È da poco diventato ufficialmente il presidente degli Stati Uniti e ha già dimostrato di non voler perdere tempo. Ma questo non è necessariamente un bene. Donald Trump scrive un nuovo capitolo della storia internazionale andando a firmare ufficialmente l'ordine esecutivo che permette di dare via libera alla costruzione del muro con il Messico. Un gesto che spacca a metà l'America e potrebbe presto lasciare un segno tutt'altro che positivo a livello mondiale.

Donald Trump fa pagare il muro ai messicani

Con la sua firma su un secondo ordine esecutivo si concedono più poteri delle autorità rispetto agli immigrati irregolari: il primo decreto prevede quindi che si proceda con la realizzazione di un muro che sorge proprio al confine.

Oltre a questo sono previsti anche nuovi agenti per pattugliare il confine e soprattutto più spazi destinati alla "detenzione di immigrati irregolari". E le spese per la costruzione del muro sembrano pesare proprio sulle tasche dei messicani. Da parte sua però il presidente messicano, Enrique Peña Nieto, ha non solo espresso grande rammarico per questa scelta, ma soprattutto ha negato il pagamento di questo muro. "L'ho già detto molte volte, il Messico non pagherà nessun muro", ha ribadito Nieto che ha espresso anche il desiderio di rafforzare le misure a tutela dei messicani che sono già sul territorio statunitense.

Trump non si ferma contro il terrorismo

Un altro punto importante che ha catturato l'attenzione del presidente Trump è la lotta al terrorismo: è infatti stato lui stesso a spiegare che la tortura sarà la chiave funzionale per contrastarlo.

I media americani hanno pubblicato una serie di bozze che riguardano gli ordini esecutivi del presidente: tra questi spuntano la riapertura delle prigioni segrete della Cia e i metodi di interrogatorio duro, con il temibile waterboarding. Durante una sua intervista in tv, Donald Trump ha spiegato che, secondo alcuni alti ufficiali dell'intelligence, la tortura funzionerebbe, ma prima di decidere è intenzionato a chiedere consiglio direttamente al direttore della Cia, Mike Pompeo.