Il D-day per la rifondazione di Campo Progressista, una nuova sinistra, non autonoma e massimalista, ma legata al vecchio schema del centrosinistra a guida Pd, è previsto per domenica 22 gennaio a Roma. Nella Capitale, Giuliano Pisapia, ispiratore di quello che ancora non si sa se sarà movimento, lista, o partito, dovrebbe sciogliere molti dubbi. A cominciare dall’eventuale candidato alle primarie di area. Ad oggi ci sono tre nomi sul piatto: quello della ‘presidenta’ della Camera, Laura Boldrini (attaccata duramente da Vittorio Sgarbi sulla questione dei nomi al femminile, guarda il video qui sotto), del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, e dello stesso ex primo cittadino di Milano.

Ma la presidente pare in pole position. Nelle intenzioni di Pisapia, Campo Progressista dovrebbe accogliere sotto le sue insegne tutti quei soggetti schierati a sinistra, ma non ancora cooptati dai Dem.

È il caso di Sel di Nichi Vendola, di Rifondazione Comunista di Paolo Ferrero, ma anche dell’ex rifondarolo, poi grillino, sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Per il suo progetto Pisapia può contare sull’appoggio di Gianni Cuperlo della sinistra Pd, ma raccoglie anche la diffidenza di Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, convinti che la sua iniziativa serva solo da stampella al potere di Renzi, con la Boldrini a ricoprire la parte della foglia di fico. Contrari, per il momento, anche il movimento Possibile di Pippo Civati, il gruppo transnazionale Diem25 di Yanis Varoufakis e il ‘Masaniello’ napoletano Luigi De Magistris.

Boldrini non smentisce le voci di una sua candidatura

A fare il nome della terza carica dello Stato come nuova ‘sfidante’ di Renzi sono proprio ambienti vicini al Pd, come nel caso del quotidiano Repubblica di Carlo De Benedetti. È il giornalista Matteo Pucciarelli a tracciare il quadro del futuribile centrosinistra. Contemporaneamente, intervistata dal giornale diretto dallo schieratissimo Mario Calabresi, è proprio la Boldrini ad alimentare i dubbi.

“È necessario che il centrosinistra trovi una condivisione sui contenuti - risponde con vaghezza, ma lasciando la porta aperta - visto che abbiamo alle spalle anni di divisioni proprio su questioni di merito. Voglio prima ragionare su questo, perché il cambiamento non nasce da schemi di palazzo”.

Al ‘ni’ proferito dalla Boldrini si sommano altri dubbi, atavici, per la verità, allo stesso concetto di centrosinistra.

In primis quelli di Sel la quale, già semi disciolta nella sulfurea Sinistra Italiana, dal 17 al 19 febbraio prossimi celebrerà il proprio congresso, già spaccata tra chi vorrebbe abbracciare subito il progetto arancione di Pisapia e chi, come Nicola Fratoianni, sogna una sinistra autonoma dai condizionamenti renziani. Stesso discorso per Rifondazione del fu rivoluzionario Fausto Bertinotti, anche lei a congresso a marzo. Insomma, c’è confusione sotto il sole rosso della sinistra italiana. Gli unici che sembrano non avere dubbi (e si dicono contrari) sul ‘soccorso rosso’ al traballante Renzi sono i ‘vecchi’ D’Alema e Bersani.