Era nell’aria che Benoît Hamon, l’esponente dell’ala radicale del partito socialista francese, vincesse le primarie per la corsa all’Eliseo contro l’ex primo ministro Manuel Valls. E così è stato. Quel milione e mezzo di elettori socialisti hanno scelto proprio lui, che da ministro della Pubblica Istruzione sbatté la porta proprio a Valls, in seguito alla “Loi travaille”, la legge sul lavoro, che per sei mesi nelle strade delle città francesi scatenò il movimento giovanile “Nuit Debut”. Tra l’altro la distanza tra i due è stata significativa: il 59% per Hamon e il 41% per Valls.

L’idea di una sinistra solidale unita

"Questa sera la sinistra rialza la testa!". Sono state le prime parole del candidato socialista alle Presidenziali francesi, una frase non certo fine a se stessa dato che nel suo discorso alla platea, Hamon ha esplicitamente parlato di riunire all’interno della sua candidatura tutte le anime della sinistra francese. C’è quella cosiddetta neo-giacobina di Jean-Luc Mélenchon, ex socialista, fondatore nel 2008 del Partito della Sinistra, per divergenze con Ségolene Royal, allora candidata alle presidenziali contro Sarkozy. Proprio Mélenchon nel 2016 proponeva la sua candidatura per la corsa all’Eliseo, facendo convergere su di sé il partito comunista e l’ex fronte di sinistra.

Poi c’è Yannick Jadot, l’ecologista braccio destro del leader dei verdi Daniel Cohn-Bendit, del Gruppo Verde/Alleanza libera europea al Parlamento Europeo, e di questo vicepresidente della commissione per il commercio internazionale. Anch’esso altro candidato alle Presidenziali francesi. "Da lunedì proporrò a tutti i candidati delle primarie – ha detto Hamon – e a chi si presenta alle elezioni riconoscendosi nei valori della sinistra e dell’ecologia politica, e in particolare a Yannick Jadot e a Jean-Luc Mélenchon, di non pensare al proprio interesse personale, ma a quello di tutti i francesi.

Costruiremo un Paese nuovo, fiero di sé. Insieme facciamo battere il suo cuore".

La salvaguardia della società laica

Ma Hamon, rivolgendosi ai giovani francesi, ha anche detto, citando Toqueville: "Ogni generazione è un nuovo popolo e tocca a voi decidere che popolo volete essere". Sui giovani il candidato socialista punta molto, esorcizzando il populismo della destra estrema di Marine Le Pen ed il conservatorismo di Fillon, in difficoltà dopo lo scandalo “Penelopegate”, che ha coinvolto sua moglie.

Il suo programma anti-austerità, fa un po’ il verso al ruolo che Bernie Sanders aveva assunto durante le primarie americane. Ma qui siamo in Europa, con i nuovi rigurgiti xenofobi e le ambiguità sul tema migranti e rifugiati. La sua infatti è una visione diversa dalla politica di Hollande, il presidente francese meno amato nella storia: inclusione, reddito di cittadinanza, ritorno dell’orario di lavoro a 35 ore. E ancora, il tema della laicità dello Stato, argomento su cui con Valls si è trovato in assoluto disaccordo. Si perché la concezione di Hamon si rifà allo spirito della legge del 1905, dove viene salvaguardata l’identità confessionale in quanto libertà di coscienza, dove nessuno può imporre a chiunque appartenenza e non sono tollerate le pressioni fisiche o morali.

Serrare le fila europee

Da convinto europeista la visione di Hamon è che la costruzione di una casa comune europea deve guardare prima di tutto alle persone e al loro benessere. Ma c’è anche il tema delle dinamiche internazionali che sull’Europa convergono: "Avevamo un primo elemento di instabilità con Vladimir Putin, – ha detto Hamon, durante le primarie – ora ne abbiamo un secondo con Donald Trump che mette in discussione un accordo tanto essenziale come quello della conferenza sul clima Cop 21 e che esprime la sua ostilità nei confronti della costruzione europea. Che cosa ne dobbiamo dedurre? A mio avviso che bisogna serrare le fila a livello europeo".