Le azioni di protesta contro le limitazioni all'immigrazione volute dal neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non si fermano. Alle manifestazioni in piazza e nei principali aeroporti si uniscono adesso anche le corporates americane. Il Ceo di Starbucks, Howard Schultz, ha annunciato che nei prossimi cinque anni assumerà 10.000 rifugiati nelle caffetterie della catena sparse in tutto il mondo, a partire proprio dall'America.

"Vi scrivo oggi con profonda preoccupazione, il cuore pesante e una ferma promessa", si legge nella lettera che l'amministratore delegato ha inviato a tutti i dipendenti, "noi non staremo a guardare, né staremo in piedi in silenzio mentre l'incertezza attorno alle azioni della nuova amministrazione cresce ogni giorno che passa".

Il piano di assunzioni riguarderà in primis coloro che hanno prestato servizio accanto alle truppe degli Stati Uniti come interpreti o personale di supporto.

"Ponti, non muri con il Messico"

Oltre alle assunzioni il Ceo di Starbuck ha dichiarato che saranno prese misure anche contro la decisione di Trump di costruire un muro al confine con il Messico, dove la catena conta 600 punti vendita con oltre 7.000 dipendenti. "Con il supporto di centinaia di partner e milioni di clienti, abbiamo donato mezzo milione di piante di caffè per sostenere 70.000 famiglie" ha scritto Schultz, che ha annunciato poi di voler espandere l'iniziativa per arrivare a raccogliere donazioni per altri 4 milioni di alberi, sottolineando di voler continuare a investire nel Paese.

L'Obamacare

Tra i punti in agenda della nuova amministrazione c'è anche l'eliminazione della riforma sanitaria voluta da Obama. Per questo motivo la catena si è impegnata a continuare ad assicurare un'assistenza sanitaria a tutti i dipendenti, indipendentemente dalle azioni del presidente e ha messo a disposizione un numero verde per qualsiasi informazione.

"Il nostro impegno rimane" ha assicurato il fondatore e Ceo, "avrete sempre accesso all'assicurazione sanitaria attraverso Starbucks".

"Siamo qui per ispirare e nutrire lo spirito umano" ha infine concluso Schultz, "una persona, una tazza e un quartiere alla volta, che sia in uno Stato Rosso o Blu (democratico o repubblicano ndr), in un paese cristiano o musulmano; in una nazione divisa o in una nazione unita.

Questo non cambierà. Avete la mia parola".

Google lancia un fondo da 4 milioni

Contro il Tycoon si sono schierati altri colossi americani, a partire da Google che ha lanciato un fondo da 4 milioni di dollari per aiutare tutti coloro che sono stati colpiti dal cosiddetto "muslim ban". Il denaro, stanziato per metà dalla società e per metà dai dipendenti, andrà a quattro organizzazioni americane che si occupano di diritti umani: l'American Civil Liberties Union, l'Immigrant Legal Resource Center, l'International Rescue Committee e l'UNHCR.

All'iniziativa, senza precedenti, di Google, si affianca quella della piattaforma di affitti brevi Airbnb che ha messo a disposizione alloggi gratis per tutti coloro che ne avranno bisogno.