L’America è contro Donald Trump, o meglio contro la sua politica anti-immigrazione promessa durante la campagna elettorale e attuata già nei primi giorni del suo mandato. Ora i big della silicon valley e dell’imprenditoria americana prendono le distanze dal loro presidente.

Trump e immigrazione: gli USA voltano le spalle al presidente

Chiusura delle frontiere a sette Paesi musulmani e muro al confine del Messico. La politica estera del nuovo presidente USA preoccupa, e molto, il mondo intero ma soprattutto non piace neanche agli americani stessi che da giorni protestano contro le decisioni di Trump.

Nulla di nuovo, semplicemente il Presidente sta applicando la propria politica protezionistica annunciata durante le elezioni. Eppure, il clima resta caldo soprattutto in America dove queste scelte sono viste con diffidenza e preoccupazione.

Per far fronte comune, molte grosse aziende si stanno attivando per fornire sostegno economico ai rifugiati. Tra le prime corse in aiuto figura Google che, come confermato dal quotidiano Usa Today, ha stanziato un fondo da 4 milioni di dollari a sostegno degli immigrati. La metà del budget sarebbe messa in campo dall’azienda stessa, la restante parte dalle donazioni dei dipendenti.

Google, però, non è l’unica azienda della Silicon Valley a schierarsi a favore degli immigrati.

Anche Uber ha deciso di creare un fondo da 3 milioni di dollari per sostenere le spese legali che serviranno ad aiutare i propri autisti minacciati dalle norme di Trump. La rivale di Uber, Lyft, ha annunciato la donazione di un milione di dollari all’associazione no profit Aclu, che si occupa della difesa dei diritti civili e delle libertà individuali.

Anche Starbucks sfida il presidente Trump

Volta le spalle a Trump anche la nota catena di caffetterie Sturbuks. In una nota diffusa ai suoi dipendenti, il fondatore Howard Schultz ha fatto sapere che nei prossimi cinque anni l’azienda si impegnerà ad assumere 10 mila rifugiati nei suoi punti vendita sparsi in 75 Paesi del mondo.

Schultz, inoltre, afferma che il muro con il Messico è totalmente sbagliato e ingiusto.

Contro Trump anche i numeri uno del settore petrolifero ed energetico che parlano di approccio errato e controproducente riferendosi alle recenti politiche sull’immigrazione attraverso un comunicato della Charles Koch Foundation.

Intanto sabato scorso all’aeroporto di New York sono stati fermati anche iracheni assunti dall’esercito americano come interpreti, a riprova che l’effetto del protezionismo di Trump non guarda in faccia a nessuno.

Mentre la protesta dilaga, i sondaggi fanno segnare a Donald Trump un nuovo record. In poco più di una settimana il 51% degli elettori vorrebbe che Trump non fosse presidente, mentre il 42% approva il suo operato.