L'America oggi ha paura ed a preoccupare maggiormente i cittadini sono le svolte promesse dal presidente eletto Donald Trump, relative alla politica internazionale. Una maggioranza di americani, a decenni di distanza dalla Guerra Fredda, vede nuovamente la Russia come un pericolo. Un Paese la cui influenza internazionale non era mai stata così forte dai tempi della dissolta URSS e con il quale Trump sembra aver scelto la via del dialogo, per il momento 'senza se e senza ma'. Una strada che, a più riprese, il diretto interessato ha dichiarato di voler proseguire, stando anche alle ultime dichiarazioni con le quali si dice "disponibile ad eliminare le sanzioni contro Russia, se ovviamente Mosca si dimostra collaborativa".

Trump auspica inoltre un incontro con Putin subito dopo il 20 gennaio, giorno del suo insediamento ufficiale.

Il sondaggio condotto da Reuters

Una stragrande maggioranza di cittadini statunitensi, dunque, vede oggi la Russia come una grande minaccia, anzi la seconda maggiore minaccia mondiale dopo la Corea del Nord. A metterlo in luce è stato un sondaggio tenuto dall'agenzia Reuters insieme all'istituto nazionale di ricerca dell'opinione pubblica Ipsos. Le interviste si sono tenute tra il 9 ed il 12 gennaio, il risultato pone in risalto che l'82 % degli intervistati considera la Russia di Putin una grave minaccia per gli Stati Uniti. Mosca ha guadagnato 6 punti percentuale rispetto all'ultimo sondaggio in tal senso che risale a marzo 2015 ed in questa speciale classifica precede Iran, Siria, Cina, Arabia Saudita, Cuba e Yemen.

In realtà è tutto concatenato, se consideriamo che i primi due Paesi citati sono fedeli alleati di Mosca e la Cina ha fortemente rafforzato il dialogo con quella che un tempo era una 'consorella' comunista. Il sondaggio è stato scorporato in base alle preferenze politiche dei cittadini, il risultato non cambia: l'84 % di interpellati democratici e l'82 % di repubblicani non vedono di buon occhio il Cremlino.

Secondo l'analisi di Reuters, i maggiori timori verso la Russia sono legati direttamente alla presidenza Trump e dipendono da due fattori: le presunte interferenze degli hacker russi sulle elezioni dell'8 novembre ed anche le accuse di un possibile supporto di capitali provenienti da Mosca a vantaggio dello stesso magnate newyorkese.

I timori di Israele

L'annunciato feeling tra Donald Trump e Vladimir Putin, inoltre, viene vissuto con preoccupazione anche in Israele. A Tel Aviv non si sentirebbero per nulla rassicurati dopo la promessa del presidente eletto degli Stati Uniti di "rimettere le cose a posto", successiva al voto delle Nazioni Unite che ha bloccato nuovi insediamenti israeliani in territorio palestinese e sul quale, per la prima volta, Washington si è astenuta. Motivo? I servizi segreti di Israele temono che Donald Trump possa fornire alla Russia i dati sensibili che Tel Aviv ha condiviso con la Casa Bianca negli ultimi quindici anni. A sollevare la questione, riportata dal quotidiano britannico 'The Independent', è il cronista israeliano Ronen Bergman che sul giornale 'Yediot Ahronot' ha riportato la notizia di un incontro tra i funzionari dell'intelligence statunitense ed i loro colleghi israeliani.

Da Washington viene alimentato il sospetto che Putin possa fare leva su Trump per entrare in possesso di informazioni classificate con la Casa Bianca ed il Consiglio Nazionale di Sicurezza. Da qui il consiglio di non condividere tutti i dati confidenziali con la nuova presidenza fino a quando non sarà accertata "l'assenza di legami inappropriati" fra Trump ed il Cremlino. Secondo Bergman, "la preoccupazione maggiore di Israele è che i suoi segreti possano arrivare a Teheran, vista i buoni rapporti tra Russia ed Iran".