Trump non ha mai dato l'impressione di temere le reazioni popolari. Anzi. Ha dimostrato di costruire molto del suo successo proprio sulla capacità di suscitare le critiche dell'opinione pubblica. C'é da chiedersi se questa volta l'ondata di sdegno provocata nel Paese dalla decisione di vietare l'ingresso nel Paese a cittadini provenienti da aree considerate a rischio terrorismo, provocherà un cambio di rotta. Per adesso, la prima vera grana per Trump arriva dal Giudice dello Stato di New York Ann Donnelly, che ha fermato - per ora almeno - l'esecutività del decreto emesso dal Presidente.

In queste stesse ore infatti altri 15 giudici federali - tra questi quelli di Massachusets,Virginia e Washington - sono riusciti a sospendere l'efficacia del provvedimento.

Trump: "Non é un bando contro l'Islam"

Mentre monta nel Paese la protesta contro l'ennesima misura del neo-Presidente, dalla Casa Bianca arrivano le prime correzioni di rotta. È lo stesso Trump ad affrettarsi ad assicurare che nel mirino non c'é l'Islam ma solo l'obiettivo di rendere più sicuro il Paese. Intanto nei principali scali del Paese é caos: centinaia per ora - ma la situazione potrebbe peggiorare - gli stranieri bloccati dall'immediata esecutività del provvedimento - protecting the nation from foreign terrorist into the United States - firmato dal Presidente.

Tuttavia e proprio dai collaboratori di Trump che arrivano i primi segnali di allentamento: l'ingresso nel Paese sarà consentito a tutti coloro che siano provvisti di valido titolo o della celebre e agognata green card.

Le reazioni dall'estero

Com'era prevedibile le misure promosse dall'Amministrazione Trump hanno provocato le prime prese posizioni delle cancellerie europee.

Persino il primo Ministro Inglese Theresa May, reduce dalla recente visita negli U.S.A alla fine é costretta ad ammettere la contrarietà britannica al blocco degli ingressi agli immigrati. Ancora più deciso l'affondo del premier canadese trudeau - già eletto da molti come l'anti Trump - che risponde alle restrizioni statunitensi con l'apertura dei confini del suo Paese a coloro che verranno bloccati in entrata negli States.

Si profila quindi un ennesimo braccio di ferro tra un'opinione pubblica che, lo si sapeva fin dalla sua vittoria alle presidenziali, non avrebbe reso facile la partita di Trump e un Presidente che, ancora una volta, mostra i muscoli sull'onda di sondaggi favorevoli che plaudono alle sue decisioni e che come già accaduto, lo rendono più popolare di fronte ai suoi elettori di quanto le proteste di piazza e le critiche liberal possano lasciare immaginare.