Primo Ministro del Regno Unito dal 2 maggio 1997 fino al 27 giugno 2007, giorno delle sue dimissioni, Tony Blair scende di nuovo in campo per provare a convincere i cittadini britannici che hanno, a suo avviso, sbagliato a votare per la #Brexit.

Il referendum per la permanenza nell'Unione europea si è svolto il 23 giugno 2016 ed a sorpresa il 51,9% dei votanti ha scelto per l'uscita dall'Europa.

Si trattava di un referendum consultivo e non era necessario raggiungere il quorum per renderlo valido.

Il risultato ha premiato sopratutto la volontà di inglesi e gallesi, mentre ha scontentato gli scozzesi e gli irlandesi del nord, più propensi a rimanere all'interno dell'unione.

Blair non vuole la Brexit

Quello di Tony Blair è un vero e proprio appello, con il quale invita, con molta enfasi, la popolazione intera a riflettere circa il pericolo di questa scelta che potrebbe gettare tutto il Paese all'interno di un abisso con una serie di conseguenze molto gravi.

Blair punta molto sulla scarsa informazione che i cittadini avrebbero ricevuto al tempo del referendum, in particolare riguardo al prezzo da pagare per questo taglio netto con tutti gli altri membri della UE.

L'ex Primo Ministro accusa il governo di Theresa May di voler a tutti i costi questa uscita ed in forma hard, quindi senza clausole di sorta, ed anche se rispetta il volere popolare, il suo intento è far capire come una volta chiariti i termini dell'uscita, il popolo si possa rendere conto dell'errore.

L'immigrazione che è stata il tema centrale su cui è stata impostata tutta la campagna pro Brexit, rimane importante per Blair, pronto a discuterne, ma la gente deve avere ora una seconda possibilità con la consapevolezza delle conseguenze a cui può andare incontro.

Brexit e la May

La risposta di Theresa May non si è fatta attendere e dal suo ufficio, il nuovo Primo Ministro conferma con decisione che non ci sarà nessun secondo referendum e che la Brexit si farà secondo i termini finora stabiliti.

L'intervento di Blair è sicuramente l'ultimo atto di una vicenda che ha rischiato di perdere credibilità ed ormai che una scelta è stata presa in maniera democratica e sottoposta anche alla ratifica del Parlamento, nulla potrà cambiarla.

Inoltre, aldilà delle paure di molti, i dati economici che arrivano dal Regno Unito sono ancora piuttosto interlocutori e ci vorrà del tempo per capire le reali conseguenze di questa scelta.

Ma la May, forte anche dell'incontro con #Donald Trump e delle possibili future relazioni con il nuovo corso degli Stati Uniti d' America, continuerà diretta per la propria strada che rappresenta il volere popolare, sullo sfondo di un Europa sempre più debole e spaccata.