Cent'anni di surriscaldamento globale non sono stati in grado di sciogliere le immense calotte polari generate da mezzo secolo di guerra fredda. Il conflitto del secolo scorso ha visto schierati due versanti geografici diametralmente opposti, e culturalmente e politicamente; si trattava di una guerra sotterranea ed ansiogena, indicibile e silenziosa, combattuta a colpi di mezzi mediatici e minacce nucleari, che continua anche oggi a sortire i propri effetti attraverso dei risentimenti mai appianati. In effetti l'antitesi politica, ideologica e militare tra i due schieramenti, a partire dall'immediato secondo dopoguerra, non era poca roba da smaltire, e comunque non così poca da sbarazzarsene nel giro di qualche decennio.

Così continua la strenua competizione su chi ce l'abbia più grosso, di missile nucleare, tra gli Stati Uniti ed il resto del mondo. Nell'ultima intervista Trump ha dichiarato che gli Usa rimangono oggi fin troppo indietro rispetto agli avversari, ed è subito corsa al riarmo.

L'ultima volta che un flusso mediatico di informazione ha messo in rilievo una corsa agli armamenti di stampo internazionale le conseguenza sono state ''storiche''. In una intervista rilasciata il 23 febbraio al giornale britannico Reuters, direttamente dallo Studio Ovale, Donald Trump ha sottolineato la precisa volontà di fare dell'America una ''Top of the pack'', che tradotto in lingua romanza sarebbe ''la più potente tra le nazione a possedere l'atomica''.

In effetti la moda del nucleare ha investito molti paesi del mondo di recente, ed ora non basta semplicemente possederla un'arma nucleare, ma è necessario avere l'ultimo fiammante modello, e magari in quantità industriale. Così Trump è tornato a parlare di riarmo nucleare sostenendo che gli Usa sono eccessivamente indietro rispetto alle proprie capacità belliche; nell'intervista il presidente del Queens ha poi attaccato la Russia per il recente dispiegamento del missile ''cruise'', che avrebbe violato il trattato sul controllo delle armi.

Riarmo anche negli avamposti di Giappone e Corea del Sud

Nel mirino delle polemiche di Trump anche la Corea del Nord. Il presidente infatti non nega di essersi ''molto arrabbiato'' per i recenti test missilistici condotti dal governo nordcoreano, ed ha affermato di voler sventare una sua ipotetica minaccia alla supremazia militare americana mediante un sistema di armamento che coinvolga anche gli alleati in avamposti internazionali, quali Giappone e Corea del Sud; oltre all'America anche questi stati alleati dovrebbero, secondo Trump, accelerare i tempi per un rinnovato e competitivo riarmo nucleare.

Ad intervenire sulla faccenda il capo della Commissione Difesa e Sicurezza della Duma, Victor Ozerov: ''Cominciare la presidenza mettendo in dubbio un trattato internazionale tra Russia e Stati Uniti non è il miglior modo di mettere in pratica la non proliferazione del nucleare.'' Sono stati poi sfiorati, durante l'intervista, altri temi come la situazione Cina e la ''border tax'', la famosa tassa doganale che avrebbe l'effetto di far rientrare in madrepatria le aziende americane operative all'estero.