A conclusione della cena tra il presidente Trump ed il primo ministro giapponese Shinzo Abe tenutasi in Florida è stato lanciato un missile dal regime della Corea del Nord. Il missile si è schiantato in mare dopo aver percorso una traiettoria di circa 600 km. Gli esperti suppongono si tratti di un razzo modello Rodong o di una sua versione modificata con una maggiore gittata. Non si tratta ancora di un vettore intercontinentale, dunque non in grado di raggiungere le coste statunitensi. Per le coste giapponesi tuttavia la minaccia è concreta. Si tratta della prima minaccia seria dall'elezione del presidente Trump il quale ci ha tenuto a sottolineare che gli Stati Uniti sono al fianco del Giappone al "100%" e che è necessario trovare quanto prima la soluzione alle continue minacce del regime Nord-Coreano.

Nel discorso di inizio anno il dittatore Kim Jong-un aveva accennato all'esistenza di rampe mobili lancia-missili che possono essere attivate in qualsiasi momento. Tuttavia non esistono misure concrete da adottare né sembra agevole trovarne. Sarà interessante osservare come reagirà la Casa Bianca. Ci si attende una netta discontinuità con quanto fatto dalla precedente amministrazione Obama.

La reazione del premier Abe

è sulla stessa linea del presidente americano. Il lancio è stato definito inaccettabile. Il Giappone ha inviato immediatamente una protesta formale alle Nazioni Unite chiedendo una condanna del gesto. In patria si è tenuta una riunione presso il Ministero delle Difesa per studiare una reazione al lancio.

Eccettuata la spiacevole sorpresa coreana il meeting Stati Uniti-Giappone è andato secondo i piani. Trump ha lasciato intendere l'inizio dei lavori per studiare un' intesa bilaterale di libro scambio tra i due paesi. Il leader giapponese ha ricevuto una accoglienza calda ed ha ricambiato senza far alcun riferimento né alcuna critica alle prospettiva protezionistiche ed isolazioniste del neo eletto presidente. D'altronde il Giappone è stato definito un grande alleato. Ancora una volta il presidente americano appare molto scaltro nella scelta dei suoi alleati.