Gli Oscar 2017 saranno ricordati per il clamoroso scambio di vincitori avvenuto nel finale e per un convitato di pietra: Donald Trump. Il Presidente degli Stati Uniti è stato più o meno direttamente al centro dei discorsi di molti tra i premiati e premiatori. In realtà non ci sono state manifestazioni di dissenso clamorose, come ci si poteva aspettare alla vigilia. Ma già all’inizio della serata, introdotto da un numero musicale di Justin Timberlake che ha fatto ballare tutto il Dolby Theatre di Los Angeles, il conduttore Jimmy Kimmel è partito con un monologo in cui ha ironicamente ringraziato Trump di aver reso con le sue polemiche gli Oscar di quest’anno i meno razzisti di sempre.

Le gag su Trump

Poi Kimmel è tornato sulle parole di Trump, che aveva reagito al duro discorso di critica alle sue politiche pronunciato da Meryl Streep ai Golden Globes, definendola “una delle attrici più sopravvalutate degli ultimi 30 anni”. Il conduttore ha voluto manifestare la propria vicinanza all’interprete chiedendo ai colleghi una calorosa standing ovation per lei. Nel corso della serata, tra una battuta e l’altra, Kimmel ha pure inviato dei tweet al presidente, che, in vista di possibili proteste contro di lui, aveva dichiarato di non aver intenzione di seguire la cerimonia.

L’assenza di Farhadi

Tra i premiati, il discorso politico più forte è venuto dall’assente Asghar Farhadi, trionfatore per la seconda volta nella sua carriera come regista del miglior film straniero con Il cliente.

L’autore iraniano ha voluto protestare contro il "Muslim ban” non partecipando alla cerimonia: “Il mio è un atto di rispetto verso i miei concittadini e quelli di altri sei paesi che hanno subito una legge disumana che impedisce loro di entrare negli Usa – ha scritto nel biglietto di ringraziamento – dividere il mondo in due categorie, noi e i nostri nemici, porta solamente alla paura”.

L’immigrato italiano

Ma non è stato l’unico ha lanciare un messaggio:”Sono un immigrato, vengo dall’Italia e lavoro in giro per il mondo. La mia vittoria è per tutti gli immigrati” ha spiegato Alessandro Bertolazzi, vincitore per il miglior “Make-up and Hairstyling”, insieme a Giorgio Gregorini e a Christopher Nelson per il loro lavoro nel film Suicide Squad.

Infine anche il messicano Gael García Bernal, chiamato a presentare il miglior lungometraggio animato, ha manifestato la propria contrarietà ad ogni muro che voglia separare il suo Paese dagli Usa.

Vince un film di denuncia

Ma la maggiore risposta alle politiche di Trump è arrivata proprio dal film vincitore a sorpresa, moonlight, una storia che riesce ad unire temi scottanti come l’omosessualità, il crimine e le istanze sociali all’interno della comunità afroamericana. Uno spietato affresco della realtà che si scontra pesantemente con la visione del presidente degli Stati Uniti.