In casa Pd il barometro da tempo segna tempesta. Lo scontro tra Matteo Renzi ed i membri della minoranza del partito che chiedono ad alta voce il congresso si arricchisce ogni giorno di nuovi colpi di scena. A parlare questa volta è stato Pierluigi Bersani, che abbandona la posizione attendista dei giorni scorsi, quando diceva di non minacciare né garantire su una possibile scissione nel partito, in attesa di risposte da parte della dirigenza. Infatti, in un’intervista all’Huffington Post, l’ex segretario del Partito Democratico pone un chiaro aut aut a Renzi.

L’attacco di Bersani

Le parole di Bersani non lasciano dubbi: “Se Renzi forza, rifiutando il congresso e una qualsiasi altra forma di confronto sulla linea politica e sulla leadership per andare al voto, è finito il Pd”. Quindi nascerebbe una formazione che per l’ex segretario non sarebbe la “cosa 3” con D’Alema, Vendola e altri, ma “un soggetto ulivista, largo plurale, democratico”. Inoltre chiarisce che per anticipare il congresso servirebbero le dimissioni dell’attuale segretario, ma “evidentemente qualcuno non si vuole dimettere, e infatti non ha mai proposto tutto ciò”. Bersani in alternativa chiede almeno le primarie, che però siano "un luogo di vero confronto" e non solo simboliche.

Dubbi sulla scissione

Dichiarazioni che non piacciono ad un padre dell’Ulivo come Arturo Parisi, per il quale il movimento da lui fondato è stato “sin dall’inizio il segno dell’unità contro ogni separazione” e quindi “dirsi ulivisti equivale ad impegnarsi a frenare e ricucire ogni divisione”. Ed anche altri storici oppositori di Renzi, come Rosy Bindi o Gianni Cuperlo, non sembrano entusiasti dell’idea, perché “senza Pd, l’Ulivo non esiste”.

La mediazione dei renziani

Comunque gli uomini di Renzi puntano a ricucire con gli esponenti della minoranza. In serata a parlare è il presidente di partito Matteo Orfini che, intervenendo a CartaBianca, assicura che sarà possibile convocare il congresso da giugno in poi. Tuttavia, qualora ci dovesse essere un’accelerazione sul voto, come spera Renzi, non si potrà effettuarlo per ragioni di tempo.

Ma comunque arriva un’apertura: “Se c’è l’esigenza di ridiscutere con quale candidato andare alle elezioni, come chiede Bersani, potremmo tranquillamente trovare il modo di fare le primarie prima del voto, rispettando lo statuto – assicura Orfini – il segretario del partito non ha intenzione di sottrarsi”. Quindi, se la minoranza accettasse questa mediazione, si profilerebbe uno scontro per la leadership tra Renzi e un altro candidato in rappresentanza degli scontenti: il nome più gettonato in questo momento sembra essere quello del Governatore della Puglia, Michele Emiliano.