Fra qualche mese gli italiani torneranno alle urne, questa volta per scegliere i sindaci di 1.021 comuni, di cui 153 superiori ai 15.000 abitanti: il ministero dell’Interno ha infatti fissato le date per le prossime elezioni amministrative. L’11 giugno ci sarà il primo turno, mentre l’eventuale ballottaggio per l'elezione diretta dei sindaci avrà luogo domenica 25 giugno. Interessati al voto anche 25 capoluoghi di provincia e quattro città capoluogo di regione: Palermo, Genova, Catanzaro e L'Aquila. In particolare 796 comuni appartengono a regioni a statuto ordinario, mentre i restanti 225 si trovano in regioni a statuto speciale, dove potrebbe essere stabilita anche una data diversa da quella prevista per le altre.

Si pensa già alle politiche

Questa consultazione assumerà un rilievo particolare in vista delle Elezioni politiche, come palestra per saggiare possibili alleanze e verificare la tenuta dei partiti, in attesa di una nuova legge elettorale. I tre principali raggruppamenti politici vivranno questo periodo con stati d’animo diversi: mentre il Movimento 5 Stelle si gode i sondaggi favorevoli su scala nazionale, il centrodestra cerca, non senza qualche difficoltà, di superare i contrasti emersi negli ultimi anni e di trovare una figura rappresentativa da proporre come futuro premier. A tal riguardo nelle ultime settimane si sono succeduti diversi nomi più o meno improbabili, subito bruciati: dal governatore del Veneto Luca Zaia all’attuale ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che però ha cortesemente rispedito l’invito al mittente, fino all’ultima suggestiva idea di una staffetta Salvini-Berlusconi a Palazzo Chigi.

Il Pd cerca nuove strade

Ancora più complicata la situazione sul fronte opposto: il Partito Democratico, già immerso nella campagna per l’elezione del segretario, deve affrontare le difficoltà di questo periodo con incertezza. Eppure non rinuncia a sperimentare qualche nuova formula da riproporre magari anche alle politiche.

Emblematico il caso di Palermo, dove il sindaco uscente Leoluca Orlando correrà con una lista civica che riunirà rappresentanti del Pd, ma anche alfaniani ed ex Udc. Spariranno quindi i vecchi simboli per lasciar spazio a un nuovo soggetto, chiamato “Democratici e Popolari”: un modo per unire le forze, superando allo stesso tempo quell’avversione alle formazioni politiche tradizionali che ha dato il via libera al M5S, causando in passato la mancata elezione di sindaci apprezzati, ma visti come troppo legati ai partiti, come Piero Fassino a Torino. La domanda che ci si pone è se questo esperimento sia destinato ad essere un caso isolato o possa essere ripetuto con una formula simile anche su scala nazionale.