Il caso Consip, che vede come protagonisti negativi il ministro dello Sport Luca Lotti e la famiglia Renzi, condiziona inevitabilmente la campagna elettorale delle primarie Pd. Giovedì sera, 2 marzo, ospite della trasmissione Piazzapulita di La7 (guarda i video qui sotto), l’ex candidato dalemiano alla segreteria Dem, Gianni Cuperlo, ha avuto il coraggio di chiedere un “passo di lato” al Lotti (ovvero le dimissioni) finché la sua posizione nell’inchiesta non verrà chiarita (al momento il ‘Lampadina’ è indagato per rivelazione di segreto). Giudizio che è costato al ‘Paul Newman de’ noantri’ la dura reprimenda in diretta del direttore del berlusconiano Il Giornale, Alessandro Sallusti.

Il ‘Lothar’ della destra lo ha accusato di aver compiuto un atto di sciacallaggio nei confronti degli avversari interni al partito. Accusa confermata anche dal renzianissimo Emanuele Fiano, costretto poi a scusarsi pubblicamente su Facebook (“Ho usato una parola forte, sciacallaggio, mi rendo conto, mi scuso con Gianni Cuperlo”, ha postato Fiano sulla sua pagina social). Oggi, 4 marzo, Cuperlo decide di reagire rilasciando un’intervista al Fatto Quotidiano in cui mette una pietra tombale sul “ciclo politico” renziano.

L’intervista di Cuperlo

Incalzato dal giornalista Antonello Caporale, il fu giovane comunista ripercorre l’avvento del ‘Bomba’ al Nazareno parlando di “fortissima speranza accesa” dalla “rottamazione”.

Poi, però, sono arrivate le tre sconfitte elettorali di Regionali, Amministrative e quella “capitale” del Referendum Costituzionale del 4 dicembre. “Fatti” politici che, secondo Cuperlo, fanno pensare che il ciclo politico di Renzi “sia finito”, e non certo per colpa di questa “parentesi giudiziaria” che l’esponente della minoranza Dem spera “si chiuda presto e bene”.

Poi, Cuperlo ritorna sulle accuse di sciacallaggio piovute sul suo capo parlando di “ferita enorme” che gli ha dato un “senso di straniamento”. Caso personale a parte, però, sottolinea il “senso di umiliazione” vissuto dai “compagni” di partito a causa di questa vicenda giudiziaria, ritenuta parte di una “marcia dissennata verso lo smantellamento di ogni connessione sentimentale con il nostro popolo”.

L’unico modo per salvare il Pd dalla dissoluzione sarebbe una sorta di “rigenerazione” che mettesse fine ai “trasformismi”. Il partito, insomma, secondo Cuperlo, sarebbe “nato storto”, anche se la sinistra italiana è ancora “viva”.