Alleanze da costruire, partiti dilaniati da lotte interne, legge elettorale ancora tutta da scrivere. Con questi ingredienti il governo guidato di Paolo Gentiloni può arrivare alla conclusione naturale della legislatura con relativa tranquillità. Il premier, sotto traccia, prosegue il suo lavoro guadagnando consensi settimana dopo settimana. Allo stesso modo non può sorridere il Partito Democratico che, oltre a sciogliere la matassa del Congresso, deve incassare gli effetti dell’inchiesta Consip. Renzi, il solo ad ambire al voto anticipato, è accerchiato umanamente e politicamente.

La scissione ha fatto rumore nel Centrosinistra ma i Democratici e Progressisti così come Sinistra Italiana, non potranno fare a meno di ritrovarsi alle prossime politiche. È il potere del proporzionale che consentirà alle micro-realtà di arrivare in Parlamento solo con il giusto apparentamento. Due sono gli uomini chiave che potrebbero riuscire nell’opera di pacificazione: Orlando e Pisapia. Il primo, in particolare, nella corsa alla segreteria PD già rappresenta la vera alternativa a Renzi.

Centrodestra d’attesa

Al di là della barricata la situazione è ancora più ingarbugliata. Come negli ultimi 20 anni, tuttavia, tutto dipenderà da Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere attende speranzoso il verdetto da Strasburgo che potrebbe clamorosamente riabilitarlo in vista delle elezioni.

Il ricorso è già all’esame della Corte e la sentenza si avvicina. Matteo Salvini resta alla finestra ma ha preso atto che questo estenuante temporeggiamento del capo di Forza Italia difficilmente condurrà alla legittimazione politica della sua leadership. Il segretario della Lega è pronto a presentare l’ultimo aut aut: subito primarie di coalizione o sarà rottura definitiva.

Berlusconi, che non vuole farsi stringere nell’angolo da Salvini, ha provocatoriamente pescato in casa Lega il suo alter ego per il Centrodestra. Si tratta del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha incassato l’endorsement con un certo imbarazzo. Il ruolo di sintetizzatore tra i due leader potrebbe toccare a Giorgia Meloni.

La fondatrice di Fratelli d’Italia è disponibile a raccogliere la sfida convinta delle possibilità reali di vittoria.

Cinquestelle d’attacco

Chi non ha problemi dal punto di vista delle alleanze è il Movimento5Stelle. Grillo ha ribadito ai suoi di proseguire sulla strada dell’intransigenza in Parlamento e così è stato. Di Maio ieri in aula è tornato ad attaccare duramente il governo Gentiloni e il Partito Democratico. “Lei è l’ultimo presidente del Consiglio dei ministri dell’era dei partiti - ha tuonato il vicepresidente della Camera - e come al tramonto di ogni era, l’ultimo in carica gestisce il suo mandato assistendo inerme alle conseguenze drammatiche delle politiche di chi l’ha preceduto, mentre i cortigiani arraffano tutto quello che possono e scappano”.

Un discorso che ha mietuto numerosi consensi tra le fila dell’opposizione e che hanno confermato il momento d’oro del giovane leader. Dopo aver superato una fase di appannamento, Di Maio ha saputo rialzarsi grazie al sostegno di Grillo. I problemi per il M5S arrivano dal Campidoglio: secondo un sondaggio condotto da La Repubblica, 2 romani su 3 non rivoterebbero la sindaca Virginia Raggi e la fiducia nella giunta è crollata al 22 per cento.