La prima cittadina di Roma, Virginia Raggi, dopo aver mostrato i primi segni di insofferenza fisica dovuti evidentemente al delicato incarico istituzionale che si trova a ricoprire, ha deciso di prendersi una vacanza di cinque giorni sotto vivo consiglio dei medici. Le polemiche, che già fervevano rispetto all'opportunità di allontanarsi in un momento tanto delicato quale quello vissuto attualmente dalla città, non hanno fatto altro che alimentarsi in occasione della commemorazione della strage della Fosse Ardeatine. Al posto della sindaca il suo vice, Luca Bergamo.

Ma le opposizioni hanno colto la palla al balzo per scagliarsi con forza contro la Raggi, additandola di aver offeso la memoria dei caduti in quella tragedia, e ritenendo inaccettabile la sua assenza in una occasione tanto importante per la memoria storica del nostro Paese.

L'ondata di critiche

Presenti alla commemorazione, tra gli altri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Duro l'attacco della senatrice dem Monica Cirinnà, che ha ricordato di come perfino Gianni Alemanno non si sia sognato di disertare l'omaggio alle vittime dell'eccidio. A rincarare la dose anche il deputato romano Marco Miccoli, che ha ravvisato di come sia stata la prima volta nella storia della Repubblica che il sindaco di Roma non fosse presente alla celebrazione.

Il Pd già nei giorni scorsi aveva polemizzato sull'assenza della Raggi in un periodo così fitto di appuntamenti importanti per Roma. Ileana Piazzoni, deputata dem, parla addirittura di un Movimento 5 Stelle senza memoria storica. La sindaca ha replicato su Twitter, parlando di sciacallaggio e ricordando di come le Fosse Ardeatine siano state il primo luogo da lei visitato con la fascia tricolore.

L'eccidio delle Fosse Ardeatine

Il 23 marzo 1944, nel pieno della Seconda guerra mondiale, 17 partigiani fecero esplodere un ordigno in via Rasella, nel centro di Roma, mentre passava una colonna di militari tedeschi. Un'azione di sabotaggio compiuta durante la Resistenza. Morirono 32 militari nell'immediato, altri 10 nei giorni successivi.

Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, decise per un'azione di rappresaglia spietata: 10 italiani fucilati per ogni soldato tedesco ucciso. Il luogo scelto fu per l'appunto una cava di tufo dismessa sulla via Ardeatina, che poi sarebbe diventata una fossa comune dove occultare i cadaveri. Il massacro vide la morte di 335 uomini, uccisi uno a uno, con un colpo alla nuca. Una volta terminata l'operazione, l'entrata delle fosse venne fatta esplodere.