Donald Trump ha firmato poche ore fa, 6 marzo, un nuovo ordine esecutivo che entrerà in vigore il 16 marzo: vieta l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana: Iran, Libia, Somalia, Sudan, Yemen e Siria, tutti considerati di fatto Stati canaglia vicini allo "Stato islamico". Dalla black list esce l'Iraq, perché Baghdad, dice la Casa Bianca, ha alzato gli standard di sicurezza ed è un alleato importante nella lotta all'ISIS.

Revocato il provvedimento del 27 gennaio

Il nuovo provvedimento che revoca quello del 27 gennaio scorso e tiene conto dei rilievi dei tribunali, è di fatto più morbido, infatti sono salvi i diritti di chi possiede già un visto o ha la preziosa "Green Card" dei residenti permanenti.

Il bando bis conferma i periodi di sospensione, 90 giorni per i 6 Paesi musulmani e 120 per i rifugiati, compresi i siriani. Confermata anche la forte riduzione del numero complessivo dei profughi che verranno accettati nel 2017. Saranno 50 mila contro i 110 mila concessi dall'Amministrazione Obama.

Il Presidente dribbla le telecamere

Davanti alle telecamere a presentare l'ordine esecutivo ci sono il Segretario di Stato, Rex Tillerson, il Ministro della Giustizia, Jeff Sessions nella bufera per il Russia Gate e il Segretario per la Sicurezza Nazionale, John Kelly. Trump ha scelto, dunque, di defilarsi. Sono i suoi collaboratori a metterci la faccia, in particolare Tillerson, a spiegare che il nuovo "travel ban è vitale per la sicurezza del Paese e rappresenta" dice, "uno sforzo temporaneo per rafforzare i controlli, evitare che entrino terroristi".

Trump contro Obama e l'FBI

Non a caso Sessions annuncia che l'FBI sta indagando su più di 300 rifugiati, sospettati proprio di terrorismo. Le organizzazioni per i diritti civili hanno già preannunciato nuove battaglie legali, mentre i democratici parlano di un decreto antiamericano. D'altro canto tra il partito dell'Asinello la Casa Bianca lo scontro è totale, dopo le accuse senza prove lanciate da Tump a Obama per le presunte intercettazioni durante la campagna elettorale e la conseguente richiesta al Congresso di indagare il predecessore per abuso di potere.

Tuttavia è in corso anche un duello senza precedenti tra il Presidente e l'FBI, per Trump infatti è inaccettabile che il Direttore della polizia federale, James Comey, abbia chiesto al Dipartimento di Giustizia di smentire pubblicamente l'esistenza di queste intercettazioni.