Il referendum abrogativo promosso dalla Cgil, riguardante due temi importanti per la nostra società, l’abolizione dei voucher e la responsabilità solidale negli appalti, è stato fissato per il 28 maggio. Tuttavia c’è una parte del governo che sta facendo pressioni per accorpare questa scadenza con le elezioni amministrative, la cui finestra elettorale va dal 15 aprile al 15 giugno.

Favorevoli all’election day sono Sinistra Italiana, gli ex Pd del Movimento Democratico e Progressista, il Movimento 5 Stelle e Michele Emiliano, il presidente della Puglia.

La richiesta di votare in un unico giorno per le amministrative e il referendum non è legata alla preoccupazione per il raggiungimento del quorum, ma si tratta di una scelta oculata in termini di finanza pubblica, come ha spiegato Susanna Camusso, segretaria della Cgil.

Abolizione dei voucher

Per quanto riguarda i voucher, il referendum avanza la proposta di eliminare i buoni lavoro. Questi sono stati istituiti nel 2003 e, inizialmente, venivano usati per retribuire i lavori occasionali. In un secondo momento sono stati liberalizzati e, attualmente, possono essere utilizzati per pagare qualsiasi attività lavorativa entro un tetto di settemila euro l’anno per dipendente.

Responsabilità solidale negli appalti

Il quesito referendario in materia di appalti propone una situazione paritaria in termini di responsabilità (si parla appunto di responsabilità solidale) tra appaltatore e appaltante nei confronti dei lavoratori. Attualmente la legge riconosce - una volta chiamati in giudizio dal lavoratore sia appaltatore che committente - a quest’ultimo, il beneficio di escussione, in base al quale il dipendente, in caso di mancato pagamento dello stipendio, dovrà rivolgersi prima al datore di lavoro.

La risposta del governo all’election day

Il referendum però si potrebbe evitare: la Camera, infatti, sta procedendo a modificare il testo sui voucher per varare un eventuale decreto prima dell’eventuale election day. Il testo prevede una limitazione all’uso dei cosiddetti buoni lavoro, che diventerebbero utilizzabili solo per prestazioni occasionali da parte di piccole imprese senza dipendenti, vietandone così l'uso alle grandi aziende.

Le piccole imprese pagheranno i voucher non più 10 euro, ma 15, ed essi saranno rivolti a pensionati, disabili, studenti, extracomunitari con il permesso di soggiorno e disoccupati da oltre sei mesi.

Questa soluzione, però, sembra non convincere la segretaria della Cgil, che dichiara con fermezza che il Parlamento e il governo non hanno saputo cogliere l’origine del quesito referendario, basato sull’abolizione e non sulla modifica dei buoni lavoro.