La parola d'ordine è "maggiori tutele per gli italiani dopo la Brexit". E' quanto dichiara il premier italiano Paolo Gentiloni in vista dell'incontro con il Consiglio europeo, sottolineando che chiunque aveva creduto che il fenomeno Brexit avrebbe con il tempo "causato l'implosione dell' Ue", si era totalmente sbagliato. "Noi siamo e restiamo amici e alleati del Regno Unito" dichiara, cercando di discernere la manovra politica con le dinamiche attuali di un negoziato che dichiara essere molto complicato.

Il punto che il premier ha ribadito più volte è cercare di non "cadere nell'errore di agire in modo errato verso un alleato al quale l'Italia riconosce una radicata e antica amicizia geopolitica".

Tuttavia preme l'acceleratore in vista di alcune norme che dovrebbero tutelare il 15% dei nostri connazionali presenti nel Regno Unito, i quali già temevano che dopo Brexit avrebbero visto mancare alcune tutele nei loro riguardi.

Escludere il nazionalismo estremo

L'arringa del premier Gentiloni sulla questione Brexit è molto concisa: distinguere il cosiddetto "nazionalismo estremo", fautore di barriere autentiche e pericolose, dal semplice "patriottismo", sentimento congruo ad ogni cittadino nei riguardi del proprio paese d'origine. Gentiloni non manca di sottolineare la necessità di pensare in termini di convivenza, appunto: la strada è, e "deve necessariamente essere" quella del dialogo, precisa; con un occhio agli scambi commerciali, al confronto culturale tra nazioni, sinonimo di civiltà e fautore del nuovo modo di vedere le cose dell'Ue.

Un nuovo vestito per i paesi membri dell'Europa, per il premier, che devono in ogni modo portare avanti la strada della "collaborazione reciproca" anche dopo la Brexit, al fine di costruire un progresso su ambo i lati e un benessere "reale", basato su uno scambio reciproco di informazioni. "E' una verità emersa in questi mesi" dichiara " e spero che si continui in questa direzione".

La priorità: tutelare gli italiani

"L'Italia non desidera certo mettere in minoranza con atteggiamenti aggressivi chi decide di uscire dall'Europa", prosegue Gentiloni, per il quale i buoni rapporti sono indispensabili nonostante l'Italia non sia fra i primi paesi per cui lo scambio con il Regno Unito è visto come qualcosa di vitale importanza per la propria sussistenza.

Vi sono infatti paesi con un interscambio maggiore, specifica, i quali temono più dell'Italia che la manovra Brexit possa nuocere alla propria economia e all'indipendenza della propria nazione.

"Sarebbe un errore pensare che la posizione inglese dovrebbe essere punita con una vendetta esemplare" ribadisce Gentiloni seguendo la linea di un rapporto che definisce equo con Londra. Poi aggiunge :" Abbiamo il dovere, e soprattuto, il diritto, di pretendere per i nostri concittadini tutele e diritti amministrativi certi". Afferma, di seguito, che non dovranno essere discrimatori, basati anche sul principio di reciprocità nei riguardi dei cittadini britannici presenti in Italia. Per il premier Paolo Gentiloni le nuove norme dovranno necessariamente perseguire questi obbiettivi, e alla luce delle dichiarazioni davanti a circa un centinaio di deputati nell' Aula di Montecitorio, in vista dell'atteso vertice del 29 marca il campo dell'intesa con Londra definendolo un tassello indispensabile per una convivenza pacifica.

Brexit, rischio "implosione" rientrato

"Chiunque temeva che la Brexit avrebbe rappresentato l'implosione dell'Unione Europea si è sbagliato", sottolinea il premier Paolo Gentiloni durante l'informativa alla camera in attesa del Consiglio europeo straordinario del 29 aprile che definirà alcuni degli orientamenti fondamentali per i negoziati sulla Brexit. L'arringa di Gentiloni non ha nascosto il momento di difficoltà e i dubbi che hanno pervaso molti in vista della manovra Brexit: per alcuni, il crollo graduale della politica dei paesi dellUnione europea; per altri, una falla da cui sarebbe entrata acqua fino a far affondare l'enorme barcone.

Non è infatti intenzione del premier nascondere che si è trattato di " uno dei maggiori momenti di difficoltà e di crisi dell'Unione europea"; punta tuttavia i riflettori sulla coesione dell'Ue, certo dei progressi ottenuti fin'ora dall'uscita del Regno Unito, e rinfrancato dallo spirito di collaborazione in occasione della celebrazione dei 60 anni dei trattati di Roma.

Per il premier, infatti, gli attuali dati politici ed economici "alimentano la speranza di conservare il progetto europeo e di lavorare ancora per una Unione più forte.

I negoziati "difficili" con il Regno Unito

Oltre a ribadire la posizione di imparzialità dei paesi menbri dell'Unione europea nei confronti del Regno Unito, va però gestita la fase di transizione dopo il voto degli inglesi, puntualizza il premier. "Noi siamo fermi", prosegue "ed è una condizione condivisa dalla maggior parte dei paesi dell' Unione europea, la necessità di distinguere in due fasi il negoziato". La prima, che consiste nel negoziare le modalità di recesso del Regno Unito dall'Unione europea; e la seconda, in cui si definisce in modo dettagliato il quadro di rapporti tra l'Ue e Il Regno Unito dopo la Brexit.

Ovviamente, il processo è molto lungo e articolato, precisa in un secondo momento Gentiloni, ed è possibile nel frattempo definire un quadro ausiliario di nuovi rapporti o regole rinnovabili e di breve durata fino al conseguimento del disegno finale.

L'altro punto dell'informativa è quello dell'integrazione culturale; impossibile l'idea di un Europa "a due rigidità": molto rigida fiscalmente e notevolmente flessibile (anche troppo) sulla questione immigrazione e sui rifugiati richiedenti asilo."Tutto quello che è stato fatto dall'Ue sulla questione è stato fatto a trazione italiana" ribadisce. Vi è tuttavia la possibilità concreta, per il premier Gentiloni, che la Brexit "non sia necessariamente così nociva", soprattutto per l'Italia, poiché permetterà di portare in Italia alcune delle agenzie europee che adesso hanno solo sede a Londra, aprendo al nostro paese interessanti sbocchi di carattere economico-finanziario.

E' tuttavia di vitale importanza puntare anche sulle "politiche di sostegno", soprattutto le politiche di stimolo alla Banca centrale europea per un aggiustamento strutturale adeguato alle nuove necessità che ha oggi l'Ue.

Merkel: "Londra non si faccia illusioni"

E' più dura la cancelliera Angela Merkel, che in merito all'argomento Brexit, va con mano pesante, prefigurando tutt'altro dallo scenario idilliaco del premier Gentiloni al Senato. "Un terzo stato, come sarà la Gran Bretagna "non potrà avere gli stessi diritti di uno stato dell'Unione europea". La dichiarazione precede il Consiglio europeo sulla Brexit del 29 aprile, ed è innegabile non notare la differenza sostanziale all'apertura mostrata dal premier italiano Paolo Gentiloni nell'Aula di Montecitorio.

Prosegue, Angela Merkel, sottolineando di avere l'impressione che qualcuno nel Regno Unito stia nutrendo "inutili illusioni in merito", e che la sua linea intransigente, in futuro non muterà di una virgola. Sempre sulla stessa linea, ribadisce inoltre che Londra deve necessariamente "discutere i suoi obblighi finanziari verso l'Ue prima che inizino i negoziati ufficiali sull'uscita della Gran Bretagna".