Trump e il suo staff di governo sono costernati. Gli stessi ostacoli che si frappongono alla realizzazione della sua politica protezionistica sono allo stesso tempo motivo di sollievo e di speranza per la maggior parte dei paesi mondiali. Nella sua analisi giornalistica sul Washington Post, a seguito dell’incontro annuale primaverile della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, la reporter Ana Swanson osserva come il giro di rotta della presidenza di Trump possa stemperare le politiche aggressive e nazionaliste che stanno investendo l’Europa.

Il sollievo dei leader mondiali

I leader mondiali, che si sono incontrati a Washington nei giorni scorsi, si sono mostrati rassicurati dalle azioni intraprese da Trump nei suoi primi 100 giorni di governo, anche se non è del tutto scomparsa l’ansia per il futuro. L’ex presidente del Messico Felipe Calderòn ha ammesso di essere rimasto piacevolmente sorpreso della piega moderata che ha preso la politica Trumpiana. Calderòn ha dichiarato che grazie alle “persone razionali” in seno all’amministrazione di Trump si può ben sperare che vengano prese nella giusta considerazione le preoccupazioni che stanno emergendo in campo internazionale. L’ex presidente messicano ha anche detto che è compito di tutti i leader mondiali di rinforzare l’atteggiamento moderato che si sta delineando alla Casa Bianca.

La politica populista europea

A preoccupare i leader mondiali è anche la crescente ondata dei movimenti nazionalisti e protezionistici che stanno prendendo piede nei paesi più ricchi e delle sue ripercussioni sul mercato economico globale. La stessa piattaforma politica usata da Trump in campagna elettorale – confini più forti, politiche economiche difensive e il ritiro degli Stati Uniti dalle istituzioni internazionali – sono state paragonate ai movimenti populisti europei, i quali appaiono essere sempre più graditi dai cittadini.

Diversi leader hanno incolpato del malessere economico dei rispettivi paesi proprio la Banca Mondiale e l’IFM, ritenuti responsabili di aver forzato il libero scambio e favorito un’integrazione globale sostenuta. Il sollievo mostrato ieri dalle Borse mondiali – +4% guadagnato alla chiusura nei mercati europei e asiatici e +1.1 a Wall Street - in seguito al vantaggio di Emmanuel Macron su Marine Le Pen al ballottaggio delle presidenziali francesi, evidenzia come l’economia globale tema i movimenti populisti al di sopra di tutto.

L’incertezza sul futuro della Francia si dissolverà solo fra due settimane, ma il fatto che la candidata di destra Marine Le Pen – la quale caldeggia l’uscita della Francia dalla zona euro – abbia ottenuto meno voti rispetto al suo antagonista centrista fa ben sperare, e verrebbe da dire respirare, i mercati mondiali.

La Brexit e le future elezioni europee

Le nubi nere del protezionismo e della disintegrazione economica globale sono ulteriormente infittite dalla decisione di Theresa May di portare avanti l’uscita del Regno Unito dall’UE e dalle imminenti elezioni in Italia e Germania, le quali potrebbero ulteriormente rompere l’integrazione europea. Sul fronte americano, però, il cielo appare più limpido sui tetti della Casa Bianca in quanto molte delle promesse isolazioniste e protezionistiche fatte da Trump in campagna elettorale non sono ancora state tradotte in politiche, grazie soprattutto all’opposizione del Congresso alla loro attuazione, come è accaduto in merito alla revisione delle politiche in tema di tassazione e di sanità.

Trump ha anche fatto marcia indietro riguardo al suo precedente sostegno alla Brexit, in quanto ha affermato che un’Europa forte è molto importante e vantaggiosa per tutti. Anche in campo economico l’amministrazione di Trump ha ammesso che è fondamentale il libero scambio a la reciprocità nelle trattative commerciali. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha definito gli Stati Uniti “un simbolo della libertà economica” per gli italiani e ha messo in guardia sugli effetti del protezionismo, il quale potrebbe portare sia a una diminuzione della competitività mondiale sia a una riduzione dell’innovazione, stimolando tutti i paesi a chiudersi nei propri confini: “ Si avrebbe un effetto domino – ha concluso Boccia – e nessuno vincerebbe.”