Nel momento in cui scriviamo, i morti sarebbero 11 e i feriti 42 a causa di una bomba esplosa nella metropolitana di San Pietroburgo. Un secondo ordigno, cinque volte più potente del primo, è stato fortunatamente disinnescato. Non si conosce ancora con certezza la matrice dell'attentato, nonostante la procura generale di San Pietroburgo si sia pronunciata indicando nel terrorismo la possibile fonte.

Se la pista islamica fosse confermata, la Russia sarebbe a questo punto più vicina all'Occidente nella condivisione della lotta all'Isis, sebbene fosse già coinvolta nella lotta contro il sedicente stato islamico in territorio siriano.

Un attentato in casa propria cambia però le carte in tavola e dimostra la vulnerabilità del nuovo impero di Putin, non esente da colpi bassi che hanno fino ad oggi spaventato prevalentemente l'Occidente, oltre a specifiche aree del Medio Oriente. Le telecamere avrebbero individuato l'attentatore che avrebbe lasciato una valigetta o uno zaino in metropolitana, contenente 200 grammi di tritolo oltre a cuscinetti a sfera e chiodi. In altre parole, un ordigno relativamente rudimentale può essere facilmente introdotto in un ambiente affollato, problema che accomuna le preoccupazioni russe a quelle occidentali, motivo che potrebbe agevolare la condivisione di informazioni nella lotta contro un nemico comune.

I nemici della Russia non sono pochi

Occorre comunque prudenza nell'identificare frettolosamente l'origine dell'attentato perché la Russia, a partire dai problemi avuti in Cecenia per giungere sino all'attrito con l'Ucraina, passando per la lotta all'Isis, ha collezionato un numero non indifferente di nemici, compresi gli attivisti politici che, nei giorni scorsi, hanno accusato pubblicamente il premier Dmitri Medvedev di corruzione, scendendo in piazza in oltre cento città della Federazione Russa.

La giustificata diffidenza di Putin verso l'Occidente

La Russia da sempre è uno stato multi-etnico che ha accolto tra la sua popolazione anche i musulmani e, nonostante l'attentato possa avere avvicinato la Russia all'Occidente, in realtà da secoli la Russia si è dovuta difendere, forse, dal più pericoloso dei nemici, cioè proprio l'Occidente.

Putin conosce bene la storia del suo paese ed è consapevole del fatto che l'Occidente ha spesso tentato di stravolgere la cultura e l'assetto geopolitico della Russia, in modo a volte indiretto, tramite lo zar Pietro I, amante della cultura e dello stile di vita occidentale, sino allo stesso esperimento sovietico che non fu altro che un tentativo di occidentalizzare la Russia con il modello marxista. Putin ha richiamato in patria anche molti miliardari russi per convertire i dollari in rubli, anche per non subire la colonizzazione capitalistico-finanziaria degli USA e, nonostante la giustificata diffidenza verso gli euro-americani, questo attentato offre a Putin l'opportunità di riflettere e l'occasione di valutare la costruzione di una cooperazione internazionale più efficace contro un pericolo comune.

Sarebbe una scelta che avvantaggerebbe l'intera area euroasiatica che subisce le conseguenze della complessa e intricata situazione mediorientale in cui sono coinvolti sia gli occidentali che i russi, loro malgrado colpiti da un tragico destino comune.